Amati:"Linee guida sul riuso della posidonia"
“Sarà l'anno buono? Lo spero. E’ dal 10 luglio 2013 che si attendono le linee guida sul migliore uso della posidonia spiaggiata. In quell'occasione, all'esito di una riunione della V Commissione convocata sull'argomento, si prese atto della necessità di dotare la Puglia di uno strumento amministrativo in grado di garantire il riuso di questa straordinaria risorsa, destinando magari un po' di risorse". Lo sostiene in una nota il Consigliere regionale, Fabiano Amati. “Pur approvando il lavoro dell'assessore Di Gioia e l'esito complessivo dell'incontro della settimana scorsa tra la Regione Puglia e gli operatori balneari, in vista dell'ordinanza 2015 – evidenzia Amati - reputo opportuno segnalare il ritardo sull'argomento della posidonia spiaggiata, che tanti problemi arreca agli operatori e ai comuni. Mi attendo, pertanto, che le prossime settimane saranno quelle utili alla presentazione e all'approvazione delle linee guida, così da evitare di riportare l'argomento tra gli intenti per l'ordinanza 2016”. “La migliore gestione delle coste – spiega il consigliere regionale - non può prescindere dalla pulizia degli arenili e dal riuso della posidonia spiaggiata, che è funzionale a contenere, tra le altre cose, i fenomeni di erosione delle coste basse. La particolare quantità di questa risorsa vegetale che la natura deposita sulle nostre spiagge (100/150.000 metri cubi, rappresentanti il 5/6% dei rifiuti prodotti dalla nostra regione) ha bisogno, di linee guida che stabiliscano la sua natura di rifiuto da non sprecare. Lo spiaggiamento della posidonia è argomento di notevole rilievo per le sue implicazioni geologiche e turistiche, al cospetto di una dinamica meteo-marina costantemente in mutazione. Non sfugge, naturalmente, il grave impatto sul turismo e sulla qualità dei servizi alla balneazione di tale fenomeno, che tuttavia non può declinare in favore di una mera rimozione, soprattutto giustificata dai cattivi odori che la fase di degradazione restituisce.
Già negli anni scorsi avevo auspicato l'emanazione di apposite linee guida (ad integrazione delle varie ordinanze sulla balneazione che già prevedono prescrizioni utili), che avessero l’ambizione di allargare al massimo il riutilizzo della posidonia a scopi di lotta all’erosione (per esempio attraverso l’insabbiamento, utile a formare una rete di protezione della sabbia dalle mareggiate). La diffusione di tale pratica orientata al massimo riuso sarebbe inoltre utile a determinare un notevole risparmio; se infatti si assume la quantità massima – come detto - comunicata dal CNR (150.000 metri cubi annui), il ricorso a sistemi di stoccaggio tradizionali di questo rifiuto speciale (sia pur con esagerata generalità, perché tutto dipende dal mancato riuso, dai singoli contratti comunali di smaltimento e dalla particolare salinità del prodotto) determina un costo orientativo di 100 euro a tonnellata, raggiungendo quindi un costo di discarica, altrettanto orientativo, pari a 7.500.000 euro”. “Con le linee guida sul riuso – conclude Amati - si sancirebbe, quindi, l’emancipazione della posidonia dalla gamma dei rifiuti speciali, il suo utilizzo per importantissime opere di difesa del suolo, un notevole risparmio e minori problemi per gli operatori della balneazione. Altrimenti il tutto continuerà ad essere governato dalla mera necessità (peraltro meritevole di tutela) di liberare gli arenili dell'ingombro, anche perché il processo di degradazione comporta pesanti e insopportabili miasmi, con la sopportazione - come detto - di notevoli costi da discarica e il rischio che con la rimozione senza accuratezza siano raccolti anche sedimenti che costituiscono parte importante degli arenili, con ciò contribuendo all'aggravamento dei fenomeni erosivi”.
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