Gio21112024

Ultimo aggiornamentoSab, 03 Ago 2024 2pm

Sindacati bocciano il piano di Banca Popolare di Bari che prevede di licenziariare 900 dipendenti

E' questo il piano di ridimensionamento che si vuole realizzare nella Banca Popolare di Bari: 900 esuberi (600 in rete, 300 in direzione); 510 risorse destinate alla mobilità territoriale e/o riconversione professionale; Chiusura di 94 filiali (su 291); Esternalizzazioni di molte attività; Rivisitazione della contrattazione integrativa ed intervento sulla previdenza complementare.

Le segreterie e le rappresentanze di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin del Gruppo Banca Popolare di Bari non accettano i contenuti della proposta presentata loro dai commissari della banca riguardo al piano industriale, ritenendo la documentazione ricevuta “capace di esprimersi solo ed esclusivamente attraverso il taglio dei costi del Personale”.

Attraverso un comunicato unitario elencano gli ingredienti di quella che definiscono come “la più fallimentare ed obsoleta ricetta con cui la storia del nostro Paese e del Mezzogiorno in particolare si trova a confrontarsi ogni volta che si devono affrontare questi problemi: 900 esuberi (600 in rete, 300 in direzione) , 510 risorse destinate alla mobilità territoriale e/o riconversione professionale, chiusura di 94 filiali (su 291) , esternalizzazioni di molte attività , rivisitazione della contrattazione integrativa ed intervento sulla previdenza complementare”.

Le organizzazioni sindacali precisano che “sembrerebbe al momento esclusa dalla trattativa la Cassa di Risparmio di Orvieto, per la quale si continuano ad ipotizzare presunti tentativi di dismissione; conseguenza diretta è che il numero dei dipendenti interessati al processo proposto è di 2.642”.

Per Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin “non può essere e non sarà questa la base di partenza della trattativa non saranno accettati tagli indiscriminati e nemmeno riduzioni del Personale che non prevedano il ricorso a strumenti previsti nel nostro settore, fermo restando il requisito della volontarietà”; chiedono invece “un un progetto credibile” considerando inaccettabile “recidere il forte legame con i territori, riducendo in modo miope e definitivo il numero delle filiali”.

“Basta a giochi di potere che calpestano i diritti e la dignità delle persone coinvolte”, tuonano Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin: “come anche la recente tragedia di tutto il Paese insegna con il Covid 19 è giunto il momento di rimettere al centro la persona”.

Questa proposta – si legge a conclusione del comunicato – non può quindi essere assolutamente accettata da lavoratrici e lavoratori in quanto non tiene conto delle responsabilità del disastro in cui versa la banca, delle politiche europee di investimento per il rilancio e il riallineamento del Meridione d’Italia al resto del Paese, né tantomeno dei sacrifici che abbiamo fin qui profuso; inoltre non delinea le politiche strategiche future (se esistenti), non è accompagnata da un Piano Industriale e restituisce un futuro pieno di incognite, incertezze e possibili ulteriori gravi ripercussioni a venire sul Personale BPB”.