Dom24112024

Ultimo aggiornamentoSab, 03 Ago 2024 2pm

I pugliesi devono cambiare stili di vita se vogliono vivere più a lungo e in salute. Ecco come è possibile

Un pugliese su due è in sovrappeso e il 38,4% non fa attività fisica. Solo l’8% della popolazione consuma 5 o più porzioni di frutta o di verdura al giorno e purtroppo la media regionale non si è modificata dal 2008 al 2014. Il 47% dei pugliesi consuma alcolici e il 26,6% fuma. I cattivi stili di vita sono sempre più spesso in correlazione con il disagio socioeconomico.

Questa è la radiografia dello stato di salute dei pugliesi al 2014. Lo si capisce spulciando i dati del sistema di sorveglianza PASSI (acronimo di Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) il cui report è stato presentato questa mattina, presso l’aula magna “De Benedictis” del Policlinico di Bari, dal Direttore del Dipartimento delle Politiche della salute della Regione Puglia Giovanni Gorgoni, dalla responsabile dell’Osservatorio Epidemiologico della Regione, Cinzia Germinario e dal presidente della Scuola di Medicina dell’Università di Bari Loreto Gesualdo.

I dati fanno riferimento a quattro anni di osservazione compiuta a livello regionale: sono state intervistate oltre 8.500 cittadini con età compresa tra i 18 e i 69 anni.

Insomma la metà dei pugliesi introduce in corpo più calorie di quante riesce a consumarne. Il problema è proprio semplicemente questo e purtroppo le conseguenze sono enormemente disastrose sia per la salute e le aspettative di vita di costoro e sia per i costi economici che gravano sul bilancio sanitario della Regione Puglia.

Ad allarmare ancor più, in questo quadro generale, ci sono i dati riferiti ai bambini pugliesi. In Puglia, il 36,6% dei bambini è in eccesso di grasso cioè una parte di loro è in sovrappeso e l'altra è obesa. C'è anche un fronte opposto: il 2% è sottopeso. La maggioranza (61,4%) dei bambini pugliesi, fortunatamente, è normopeso. Inoltre, un bambino su 4 risulta fisicamente inattivo (maggiormente le femmine rispetto ai maschi) e poco più di 1 bambino su 10 ha un livello di attività fisica raccomandato per la sua età. Le conseguenze non sono soltanto fisiche ma psichiche. E' un duro colpo che viene inferto a livello di autostima e all’immagine che i bambini hanno di loro stessi, inducendoli spesso a quei comportamenti che sono tipici di questa patologia: passare molte ore davanti alla tv, non voler partecipare ad attività con i coetanei, scarso impegno scolastico, modificazione del carattere, con conseguente emarginazione per diversità. Inoltre il rischio per un bambino obeso di diventare un adulto obeso aumenta con l'età ed è direttamente proporzionale alla gravità dell'eccesso di grasso, con un rischio maggiore da 2,5 a 6 volte.

Facile capire che se non cambia la situazione adesso, soprattutto per i bambini, la popolazione futura pugliese risulterà sempre più afflitta da malattie cardiovascolari, pressione alta, diabete, ipercolesterolemia.

C'è la necessità di aumentare gli sforzi comuni per contrastare tale fenomeno partendo proprio dai bambini mediante l'insegnamento di stili di vita corretti.

“La situazione della Puglia che emerge dal report PASSI – ha detto Cinzia Germinario, responsabile OER - non è bellissima perché a causa del basso reddito, a causa di cattivi stili di vita, a causa di screening non eseguiti, abbiamo una fascia di popolazione che resta completamente scoperta. C’è una fascia di persone che non accede mai alla prevenzione. Grazie a questo sistema di sorveglianza che valuta le abitudini e gli stili di vita, l’attitudine alla prevenzione e ciò che si fa per la prevenzione, abbiamo un quadro ben chiaro. Abbiamo un documento che, mostrando numericamente la situazione della Puglia, ci permette di organizzare le scelte strategiche della Regione Puglia”.

“La prima vera causa dei nostri disagi – ha detto Gorgoni - sono negli stili di vita che si autoalimentano tra di loro e che sono sempre gli stessi, e cioè fumo, sedentarietà, cattiva alimentazione, diabete, ipertensione. In alcuni casi, i cattivi stili di vita hanno a che fare anche con l’insorgenza dei tumori e delle demenze senili”.

E' importante pertanto puntare sempre sulla prevenzione. Gorgoni evidenzia come dalla lettura del report “si evince chiaramente che i peggiori stili di vita si registrano nelle classi più povere, meno istruite. E’ lì che dobbiamo intervenire. Il nostro obiettivo è raggiungere tutti i cittadini perché tutti devono essere messi nelle condizioni di poter tutelare la propria salute”.

Poi c’è la prevenzione secondaria e quindi lo screening. “Al di là delle carenze organizzative, la pecca principale è a monte – dichiara Gorgoni- cioè nella capacità e nella motivazione a promuovere la cultura della prevenzione, intensificando il reclutamento della popolazione target dei tre principali screening (mammografia, cervice uterina e colon retto). C’è una mancata adesione da parte dei cittadini. Nel nuovo programma operativo 2016/2018 stiamo inserendo il rilancio degli screening per la prevenzione oncologica”.

Nel frattempo proprio i dati del report vengono utilizzati dal capogruppo dei Conservatori e Riformisti in consiglio regionale, Ignazio Zullo, per esprimere critiche al Governo guidato dal Michele Emiliano.
“Lo studio PASSI conferma l'assenza di politiche di promozione della salute e di prevenzione primaria, secondaria e terziaria nella nostra Regione come conseguenza – dichiara Zullo - di una sanità ospedalocentrica, più dispendiosa e sempre meno adeguata a rispondere ai reali bisogni di salute della popolazione. Ed è un errore compiacersi della percezione positiva che i pugliesi hanno del proprio stato di salute perché più ci si sente in salute più non si ricorre ai servizi sanitari e così vengono meno la prevenzione primaria e la diagnosi precoce delle patologie. Certo, con i ticket e le lunghe liste di attesa si fa prima a dire ‘sto bene in salute’, ma si arriva tardi nella diagnosi quando i danni sono irreparabili o più difficilmente riparabili".

Peccato, la Puglia, con tutta la tassazione imposta, meritava ben altro. Molto si potrebbe fare utilizzando lo strumento della comunicazione perchè è stato accertato che una popolazione più informata è anche maggiormente propensa a modificare il proprio stile di vita con conseguenti notevoli benefici sulla salute. (Cosima Miacola)