Immagini inneggianti Isis nel pc e telefono di un operaio albanese che vive in Puglia
Dovrà redimersi imparando l'Islam e rinnegando l'Isis l'operaio di origini albanesi che nel pc e lo smartphone aveva numerosi 'post' inneggianti ad attentati terroristici, foto che lo ritraggono mentre imbraccia un fucile mitragliatore e video di uccisioni di massa. Per motivi di terrorismo Edmond Ahmetaj, 35 anni, è stato sottoposto a due anni di sorveglianza speciale d'urgenza ed ha accettato questo percorso di recupero socio-spirituale.
E' una novità assoluta per Italia e forse per l'Europa intera che questa proposta di 'deradicalizzazione' da farsi in Puglia con un imam moderato trovi conferma in un provvedimento giudiziario.
Edmond Ahmetaj vive a Noci, in provincia di Bari. Ha la doppia cittadinanza: albanese e italiana. Le indagini della Digos della Questura di Bari, coordinate dal sostituto procuratore Isabella Ginefra, "hanno evidenziato in capo all'uomo elementi ritenuti significativi sotto il profilo della configurabilità di sintomatologie di elevata pericolosità sociale". Insomma è molto pericoloso: ha condiviso in internet immagini e video di azioni terroristiche del cosiddetto stato islamico “Daesh”.
Per situazioni simili l'allora ministro dell'Interno Alfano aveva provveduto, con proprio decreto, ad espellere dall'Italia coloro che con discorsi fortemente estremi e anti-occidentali, si impegnavano in attività di proselitismo religioso in chiave ultraradicale o inneggianti l'Isis. Complessivamente Alfano aveva firmato 47 decreti di espulsione nel 2015 e quasi una settantina lo scorso anno.
Il Tribunale di Bari nei confronti di Edmond Ahmetaj, invece, ha dimostrato di voler credere più alla difesa dell'albanese che alla sua pericolosità evidenziata dagli investigatori. Resterà in Puglia. Non dovrà spostarsi da Noci, salvo che per andare a studiare l'Islam e sarà controllato affinché non venga infranto il divieto di accesso alla rete Internet. Se sarà trovato in un altro comune la prima conseguenza sarà l'immediato ritiro del passaporto e di ogni eventuale altro documento valido per l'espatrio.
Il questore di Bari, Carmine Esposito, ha detto che il percorso religioso «consentirà di rieducarlo alla pacifica convivenza con le nostre collettività. L'uomo sarà affidato a un imam il quale avrà il compito di sensibilizzarlo ai veri valori della religione musulmana, che non sono quelli della violenza».
Nel provvedimento del Tribunale è scritto che Edmond Ahmetaj ha accettato la proposta di «un percorso di studio dei valori della religione islamica che consenta di acquisire (...) elementi di conoscenza che gli consentano di comprenderne gli insegnamenti senza confonderli con il fondamentalismo religioso e la propaganda islamista; si tratta di un processo di 'de-radicalizzazionè cui il proposto si è dichiarato disponibile...(omissis)».
Esposito ha inoltre evidenziato «la rapidità con cui è stato possibile dare seguito sia alla sorveglianza speciale, sia alla misura aggiuntiva di recupero sociale e religioso. Una rivoluzione che rimette in discussione anche tutti i pregiudizi verso la religione islamica al punto che da Bari si sta avviando un percorso per fortificare il rapporto con l’associazionismo islamico in un’ottica di di comune condivisione della prevenzione del fanatismo da cui - ha concluso il questore - derivano le azioni terroristiche».
Su questo caso specifico va chiarito che Procura generale e Tribunale di Bari la pensano in modo assai differente. Infatti il provvedimento del Tribunale, sezione Misure di Prevenzione, è stato già impugnato dalla Procura Generale di Bari dinanzi alla Corte d'Appello e questo fa capire il il ricorrente è convinto che non sia sufficiente invitare un sospetto terrorista a seguire un percorso spirituale di deradicalizzazione «ma bisogna imporglielo».
il Tribunale invece ha ritenuto che non si possa obbligare Ahmetaj a frequentare un Imam perché ciò sarebbe una violazione della libertà religiosa tutelata dalla Costituzione. Insomma, un consiglio può bastare. E anche due anni di sorveglianza speciale possono essere sufficienti rispetto ai tre chiesti dalla Dda di Bari.
La Procura Generale è del parere che questa decisione del Tribunale «rischia di iscrivere la matrice religiosa del terrorismo internazionale fra le libertà religiose tutelate dalla Costituzione» oltre ad essere «in contrasto con le raccomandazione della Commissione Europea che invitano i Paesi dell’Unione a rafforzare la risposta alla radicalizzazione e all’estremismo violento anche con programmi specifici per prevenire la minaccia alla sicurezza interna». (Cosima Miacola)
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