Trivelle in Adriatico per cercare idrocarburi: i dati
Il 71% delle richieste di permessi autorizzate di recente dal Governo Renzi per prospezioni di idrocarburi in mare riguardano la Puglia.
Le tecniche adottate dalle multinazionali petrolifere per le ricerche sono geosismiche, estremamente dannose per l’ambiente e la fauna sottomarina e marina: cannoni ad aria compressa sparano verso i fondali bolle a 250 decibel. Ancora ad un chilometro di distanza, l’intensità sonora si mantiene sui 150 decibel (120 possono causare negli uomini danni irreversibili).
La probabilità di trovare idrocarburi si stima intorno al 17% e in ogni caso il petrolio adriatico è classificato col grado 9 della scala internazionale API (fino a 25 sono pesanti, oltre i 40 leggeri). Mentre i petroli migliori sono particolarmente leggeri, quello sottomarino è molto “pesante”. Si tratta di fanghiglia da raffinare all’estero, per essere trasformata in risorsa di qualche utilità.
Le torri petrolifere possono elevarsi dalle acque marine fino a 60 metri, visibili dalla costa. Le più vicine sorgerebbero all’interno delle 12 miglia dal litorale.
Dinanzi a questo scenario la strada ipotizzata da più parti e anche da tutti gli schieramenti politici è il ricorso alle vie giudiziarie. Su questo aspetto la Regione Puglia, accogliendo le sollecitazioni, sta già procedendo. Oggi infatti la Giunta regionale ha approvato il ricorso al TAR Lazio contro i decreti ministeriali che permettono la ricerca di idrocarburi nei mari antistanti le coste pugliesi – ioniche e adriatiche - con la tecnica sismica cosiddetta “air gun”. Gli avvocati interni officiati sono Mia Liberti e Sabina Ornella Di Lecce (capo dell’Avvocatura regionale).
Sull'argomento è intervento ripetutamente anche il presidente uscente del Consiglio regionale pugliese, Onofrio Introna. Lo ha fatto anche in occasione dell’incontro operativo promosso dall’Amministrazione comunale di Polignano. Lo scopo era di attivare una cabina di regia interistituzionale contro i provvedimenti del Governo nazionale che hanno autorizzato prospezioni al largo della costa pugliese da Mola, Polignano, Monopoli a Fasano. Il sindaco Domenico Vitto si è trovato accanto, sul tavolo della presidenza, il presidente eletto della Regione Michele Emiliano e il presidente del Consiglio regionale uscente Onofrio Introna. Quest'ultimo ha evidenziato come le recenti autorizzazioni ministeriali per cercare idrocarburi nel mare pugliese di fatto siano in forte contrasto con gli impegni per lo sviluppo turistico regionale. "Insomma - ha detto Introna - da una parte si esaltano la bellezza del nostro Paese e con l’altra espongono al rischio della marea nera i litorali pugliesi e tutta l’economia marinara (turismo, balneazione, pesca, navigazione), minacciando il turismo, risorsa vincente per la Puglia, legata alle sue coste gioiello”.
Ed allora cosa si può fare per porre rimedio a queste evidenti distorsioni? Introna non ha dubbi: "occorre convincere il Governo Renzi a dialogare con le Regioni, gli enti locali, le comunità a e la pubblica opinione. Stiamo difendendo la nostra regione e il nostro futuro: Roma deve riconoscere che contro le trivelle la Puglia è sempre stata unita e Bruxelles deve considerare la necessità di una direttiva europea che metta al bando lo sfruttamento del petrolio nei mari del continente”, proprio per i pericoli legati alla ricerca ed estrazione di idrocarburi marini”. (Giancarlo Vincitorio)
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