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Ultimo aggiornamentoSab, 03 Ago 2024 2pm

Troppe vendite dei diritti di impianto ulivi a imprese del nord Italia

L’assessore Leo Di Gioia ha presentato in questi giorni, presso la IV commissione del consiglio regionale, i disegni di legge riguardanti sia la gestione della batteriosi da Xylella fastidiosa nel territorio della Regione Puglia che quello sulle norme in materia di consorzi di Bonifica. L’assessore all’agricoltura ha spiegato come anche in questi casi si preveda il ricorso ad agenzie specifiche nonostante i costi per le agenzie regionali, come denunciato da alcuni organi di stampa, si aggirino già intorno ai 250 milioni di euro.

Si esprimono in merito i consiglieri M5S Rosa Barone e Cristian Casili, componenti della IV Commissione: "Questo spropositato ricorso alle agenzie, non ci piace affatto - dichiara Barone - Solo negli ultimi due giorni ne sono nate due nuove, oltre alle dieci già presenti in Regione Puglia. Un nuovo modo di governare tipico del presidente Emiliano e della sua giunta che, non risolve i problemi anzi ne ritarda le soluzioni, aumenta i costi e serve unicamente a scaricare qualsiasi responsabilità politica sulle agenzie o, eventualmente sui loro dirigenti nominati sempre con gli stessi metodi poltronistici. In Commissione - conclude la consigliera foggiana - chiederemo risposte adeguate in merito”.

Le fa eco il consigliere Casili che entra nel dettaglio commentando le storture del ddl sulla Xylella: “Durante i lavori sono intervenuto facendo emergere le criticità di una legge che non apporta nulla di nuovo rispetto alle norme già esistenti se non quella di costituire l’ennesima agenzia il cui compito non si comprende quale sia. Quello che è certo è che con questo ddl non si fa altro che sostenere la causa e il disegno di talune associazioni di categoria che da tempo vorrebbero invece modificare irreversibilmente il nostro paesaggio con impianti superintensivi che mai potrebbero adattarsi alle nostre condizioni pedoclimatiche. - prosegue il consigliere salentino - All’Art. 8 della legge, finalizzato alla tutela del patrimonio paesaggistico, infatti è prevista la sostituzione delle piante infette con cultivar di ulivo resistenti.  Al comma 6 dell’art. 8 della stessa legge poi si raggiunge il paradosso perché si propone alle imprese operanti nell’area infetta  priorità nell’assegnazione di nuove autorizzazioni al reimpianto della vite. Ci si chiede, a questo punto, come mai in questi anni lo stesso comparto sia stato oggetto di sciacallaggio e vendita dei  diritti di impianto a imprese del nord Italia. La provincia di Lecce - conclude - non può essere trattata come area di conquista con ipotesi semplicistiche il cui unico scopo è quello di attingere a finanziamenti o agevolazioni perseguendo quell’andazzo che in questo ventennio ha devastato la nostra agricoltura”.