Nella zona rossa della Xylella ci sono sette milioni di alberi di ulivo
Quattro campagne di monitoraggio in cinque anni, individuata una zona rossa su cui insistono sette milioni di alberi di ulivo, eseguiti oltre mezzo milione di tamponi ed estirpati circa 11700 alberi infetti.
Sono alcuni dei dati che il prof. Gianluca Nardone, direttore del dipartimento agricoltura della Regione ed il prof. Gennaro Ranieri, commissario ARIF, hanno snocciolato in Commissione Agricoltura, nel corso di una audizione sulla fase di monitoraggio e controllo della xylella.
Il prof. Nardone ha tenuto a sottolineare le numerose analogie che la xylella condivide con il Covid-19, non solo terminologiche (zone rosse, tamponi, focolai, cluster), ma anche procedurali (a partire dalle modalità in cui vengono ricercate le piante infette), oltre che di tipo organizzativo, come i laboratori autorizzati (ben cinque ormai), a cui vengono conferiti i campioni (i cosiddetti tamponi) prelevati dagli alberi che nella fascia rossa devono oggi essere cinque per ettaro e non uno.
Gli ulivi non dispongono di difese, non possono ricorrere al distanziamento fisico, né esistono sistemi di protezione individuali intensivi: solo l’intervento dell’uomo può fermare o rallentare l’avanzata del batterio ed in questo caso ancora Nardone ha rilanciato il ruolo fondamentale delle buone pratiche colturali, arature ed utilizzo mirato dei fitofarmaci, al fine di impedire alla sputacchina di svolgere il ruolo di vettore utilizzato dal batterio.
Ma i risultati, ha ammesso Nardone, non sono stati all’altezza delle aspettative, con un tasso di inadempienza eccessivamente elevato attribuito ai privati.
In questo caso vanno segnalate le rimostranze del presidente della Commissione, Donato Pentassuglia, che ha considerato fuori tempo massimo i controlli avviati sul territorio per verificare il rispetto delle disposizioni obbligatorie di contrasto alla diffusione delle xylella che dovevano essere eseguite entro la prima metà della primavera per essere efficaci.
Questione di controlli, insomma. Un tema contemplato nella nuova campagna di monitoraggio che, come relazionato dal prof. Ranieri, commissario ARIF, vede in campo l’ente con il dispiegamento di 83 squadre per un totale di circa 170 tecnici, dislocate in due differenti aree, una all’interno della zona cuscinetto (dorsale adriatica, 35 squadre) che risale verso la zona di contenimento (area jonica, con all’opera 48 squadre), passando lungo la piana degli ulivi secolari.
Tocca a questi professionisti procedere all’individuazione degli eventuali alberi contagiati, prelevare i campioni e conferirli ai laboratori di riferimento nel rispetto delle quote settimanali complessivamente assegnate.
Per quanto riguarda il focolaio individuato in agro di Locorotondo dove le procedure di espianto sono state rapide rispetto alla media, il prof. Ranieri ha collegato le infezioni ai focolai accertati precedentemente nel brindisino e tende ad escludere una presenza del batterio nel barese, dove “è stata verificata una attenzione del territorio molto più elevata che in altri”.
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