Chi è Incalza, l'ingegnere brindisino arrestato per le grandi opere pubbliche
Chi è il pugliese Ercole Incalza arrestato nell’inchiesta fiorentina sui progetti per le grandi opere pubbliche in Italia. L’ingegnere Incalza, socialista, nel 1978 diventa dirigente della Cassa per il Mezzogiorno. Nel marzo 1980 ha la responsabilità del Progetto Speciale dell'Area Metropolitana di Palermo. Entra a fare parte del ministero dei Trasporti con l’allora potente ministro pugliese Claudio Signorile (socialista).
Nel 1983 è consigliere del ministro dei Trasporti, poi nel giugno 1984 assume la responsabilità di Capo della Segreteria Tecnica del Piano Generale dei Trasporti. Dal gennaio 1985 Dirigente Generale della Direzione Generale della Motorizzazione Civile e dei Trasporti in Concessione, passa alle Ferrovie dello Stato nell'agosto 1991, per diventare Amministratore Delegato della Treno Alta Velocità TAV S.p.A. dal settembre 1991 al novembre 1996.
A metà degli anni Novanta, Incalza torna alla ribalta al ministero Trasporti con Pietro Lunardi e successivamente con il ministro Altero Matteoli ricevendo l'incarico di capo della struttura tecnica di missione.
A difendere Incalza, nato nel 1944 a Francavilla Fontana (Brindisi), è soprattutto il ministro Maurizio Lupi (NCD) il quale dichiara: "Incalza era ed è una delle figure tecniche più autorevoli che il nostro Paese abbia, sia da un punto di vista dell'esperienza tecnica nazionale che della competenza internazionale, che gli è riconosciuta in tutti i livelli". Nell’inchiesta giudiziaria c’è anche proprio il ministro Lupi per due episodi marginali. Secondo gli inquirenti avrebbe ricevuto in regalo da un imprenditore un abito sartoriale mentre suo figlio un orologio rolex alla laurea e la promessa, non richiesta, di una probabile assunzione di lavoro.
Il ministro Lupi, sull’intera vicenda interessata dall’inchiesta della magistratura, ha affermato che ci sarà “la massima collaborazione del governo all'accertamento delle responsabilità". "Non ho mai chiesto all'ingegner Perotti né a chicchessia – ha poi dichiarato Lupi - di far lavorare mio figlio. Non è nel mio costume e sarebbe un comportamento che riterrei profondamente sbagliato. Lui lavora già a New York e, considerato il suo curriculum, non aveva, quindi, bisogno di favori.”. (Rezarta Tahiraj)
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