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Ultimo aggiornamentoSab, 03 Ago 2024 2pm

A Taranto rimosso prete accusato di chiedere sesso gay

L'arcivescovo di Taranto, mons. Filippo Santoro, è stato rapido e categorico nel rimuovere dall'incarico un prete della sua diocesi accusato di aver chiesto ripetutamente incontri di sesso gay ad un uomo di Rovigo. Uno scandalo di incontri gay avvenuti però, pare, solamente su internet, mediante delle chat.

In un primo tempo si era detto che il denunciante di Rovigo, uomo di 32 anni, fosse un prete o così aveva fatto intendere costui ma ora la Curia di Taranto fa sapere che potrebbe trattarsi di un millantatore perché di fatto l'uomo non risulta essere un prete.

E' invece un prete cinquantenne in servizio nella diocesi di Taranto colui che è stato denunciato di aver chiesto su internet rapporti omosessuali. Contro di lui l'uomo di Rovigo ha inoltrato una denuncia al Tribunale ecclesiastico. In sostanza il denunciante avrebbe riferito di essere stato contattato ripetutamente su internet da un parroco (ha fornito nome e cognome) di una chiesa del capoluogo ionico che gli avrebbe chiesto 'sesso on line' promettendogli ospitalità e anche un lavoro.

La denuncia al Tribunale ecclesiastico conterrebbe anche screenshot delle chat registrate su Facebook o Skype e videoconversazioni. Il denunciante ha anche dichiarato di essere stato molestato al punto da essere ora costretto a curarsi con psicofarmaci.

Il denunciante ha sostenuto di aver conosciuto il parroco di Taranto tramite Faceboook e di aver intrattenuto con lui rapporti sessuali virtuali.

Il prete rimosso non appartiene al clero di Taranto ma ad un ordine religioso ben preciso: quello dei frati carmelitani. Ora potrebbe ricevere a breve un decreto di sospensione 'a divinis' ed esonero dalle funzioni e da ogni attività sacerdotale oltre ovviamente all'espulsione dall'Ordine.
L'arcivescovo di Taranto, mons. Filippo Santoro, ha segnalato la vicenda all'Ordine dei Carmelitani, che in queste ore indicherà il sostituto dell'”indegno”.  L'arcivescovo ha voluto precisare che "non c'è traccia alcuna del coinvolgimento in diocesi di altri sacerdoti". (Carmelo Molfetta)