Il medico: non è morta di procreazione assistita ma per complicazioni
Giuseppe D’Amato, responsabile del centro di Procreazione Medicalmente Assistita nell’ospedale di Conversano, dove è morta una donna di 38 anni di Bitritto (Bari) ha dichiarato la sua verità dei fatti in un’intervista telefonica trasmessa da Radio 24. “Non si muore di fecondazione assistita – ha detto D’Amato che ha ammesso di essere stato proprio lui ad eseguire l’intervento sulla donna: Arianna Acrivoulis.
"Sono stato io l'operatore, ho condotto l’intervento secondo le regole. Sono il primo a chiedere di essere messo a conoscenza delle risultanze e degli atti dei periti. La paziente – ha spiegato il medico al giornalista – ha subito un intervento routinario, un prelievo transvaginale, ossia abbiamo prelevato gli ovociti della signora. Quello che è avvenuto dopo, per quello che ho potuto constatare è avvenuto un arresto cardiocircolatorio, del quale bisogna conoscere quali siano le cause. Noi siamo non solo tranquilli, ma abbiamo consegnato – spiega – tutti gli atti, è stata nominata su ordine del direttore generale una commissione interna della Asl che dovrà vagliare la condotta dell’equipe. Quello che voglio dare è una valutazione generale: aumenta di giorno in giorno l’età della prima gravidanza. Vorrei dire che non è il parto in sé o la fecondazione, dobbiamo aspettarci che le pazienti portino con sè le malattie che nel corso degli anni hanno contratto".
- Dettagli