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Ultimo aggiornamentoSab, 03 Ago 2024 2pm

Come il sindaco Decaro ha raccontato Bari a Papa Bergoglio

Il primo cittadino di Bari ha sottoscritto, assieme a circa sessanta sindaci provenienti dalle più importanti città del mondo, l'impegno degli amministratori locali per rendere le città sempre più socialmente inclusive, sicure, flessibili ed ecosostenibili. Il sindaco Antonio Decaro è intervenuto, alla presenza del Santo Padre, all'incontro organizzato dalle Pontificie Accademie delle scienze e delle scienze sociali sul tema " Nuove schiavitù e cambiamenti climatici, l'impegno delle città", nella Città del Vaticano. 
Di seguito il testo completo dell'intervento del sindaco di Bari in cui ha descritto la realtà del capoluogo pugliese.

UNA CITTÀ A FORMA DI MONDO. L'ATTENZIONE DEI PICCOLI GESTI QUOTIDIANI DETERMINA I GRANDI CAMBIAMENTI GLOBALI

Lao Tzu, un antico filosofo cinese, diceva: "un viaggio di mille miglia comincia sempre con il primo passo". Un'immagine forte e vera che ci dice chiaramente che i cambiamenti globali non sono miraggi lontani, utopie irrealizzabili, ma nient'altro che la somma di piccoli e quotidiani gesti virtuosi. Ed ecco che il ruolo di chi guida, come noi sindaci, piccole o grandi comunità, diventa determinante non solo a livello locale, ma, automaticamente assume un'importanza globale. Perché se è vero, per dirla con Lorenz, che un battito d'ali in Brasile può provocare un tornado in Texas, è ancora più vero che una bottiglia di plastica in più riciclata a Bari, e una a San Paolo, e una a Barcellona, e una a Milano, possono rendere il mondo un posto migliore in cui vivere.
Il sottotitolo dell'enciclica "Laudato si" è "sulla cura della casa comune". Sono parole che rendono bene l'idea del lavoro che noi sindaci svolgiamo sui nostri territori. La città è la casa di tutti i cittadini e di ognuno di essi; è il luogo dove ogni cittadino prova a custodire radici e a coltivare speranze. È un luogo sacro, quindi, dove giornalmente abbiamo il dovere di far coesistere in modo virtuoso economia ed ecologia. Due parole che hanno la stessa radice, dal greco oikos - cioè casa, piccola comunità - ma che nella pratica quotidiana vanno spesso in disaccordo. Ebbene, dobbiamo far tornare economia ed ecologia alla loro radice comune, dobbiamo tornare a farle dialogare, perché oggi sappiamo bene che non possono sopravvivere l'una senza l'altra.
Per questo noi amministratori locali abbiamo un compito insieme arduo e ambizioso: determinare il cambiamento di rotta attraverso le piccole "azioni quotidiane", le sole che possono fare davvero la differenza nelle grandi sfide mondiali.
Educare i propri concittadini a una cultura dell'ambiente come bene comune, all'uso razionale delle risorse naturali, alla convivenza virtuosa tra capitale e natura: questo è per noi "agire locale e pensare globale". Perché, come recitava un vecchio slogan ecologista, "la Terra non l'abbiamo avuta in eredità dai nostri genitori, l'abbiamo presa in prestito dai nostri figli". E ai nostri figli dobbiamo lasciarla migliore di come l'abbiamo trovata, perché a loro volta la consegnino in buono stato ai nostri nipoti.
In quest'ottica, piccole azioni come per esempio quelle che possiamo mettere in campo per diffondere la cultura del valore dell'acqua o per aumentare la raccolta differenziata dei rifiuti diventano decisive. Sono orgoglioso di essere di Bari, perché Bari è la sede di uno dei più grandi acquedotti d'Europa, simbolo della battaglia per l'acqua bene comune, poiché dal 2018, nella sua gestione, entreranno direttamente i comuni pugliesi.
Sono orgoglioso di essere di Bari anche perché è una città in cui siamo riusciti a creare le case dell'acqua, che non sono soltanto distributori di acqua pubblica alla spina, liscia o gasata. Sono punti in cui si impara, con la pratica, che ridurre l'uso della plastica è importante, come importante è dosare ogni litro di acqua spillata. I cittadini baresi fanno la coda, civilmente, davanti al distributore, e imparano ogni giorno che l'acqua che prendono è gratuita perché è pubblica, e tanto più la rispetteranno, tanto più tempo resterà pubblica. Piccoli passi per il grande viaggio del cambiamento. Ripartendo dalle case dell'acqua per strada e dalle nostre case, dove ognuno di noi, realizzando piccoli risparmi quotidiani, deve sapere che sta compiendo una grande missione per il mondo intero. Che sta partecipando a un movimento culturale, consapevole e silenzioso, che di casa in casa, di cittadino in cittadino, diventa globale e coinvolge e indirizza le politiche delle grandi potenze mondiali.
Sempre a Bari, proprio qualche settimana fa, abbiamo premiato il quartiere che ha effettuato il maggiore incremento nella differenziata. E sono contento per due motivi. Il primo, è che è un quartiere periferico, di quelli che si suole definire "difficili". Il secondo è che il premio non è una medaglia, o una coppa. Ma sono quattro panchine e un'altalena realizzate con la plastica riciclata dai cittadini. Sono contento perché so che ogni volta che un bambino andrà su quell'altalena, capirà ancora meglio che rispettare l'ambiente non è solo una frase fatta che ti insegnano a scuola.
Io credo che affrontare le questioni ambientali in un'ottica di superamento dell'iniquità planetaria significa anche dispiegare azioni efficaci contro le tragedie migratorie, contro le nuove schiavitù, contro i mari che si trasformano in immensi cimiteri.
Anche qui vorrei parlare di un'esperienza diretta. Sono passati 24 anni da quell'estate del 1991, quando Bari divenne teatro della prima grande ondata migratoria sulle coste italiane. Non era un barcone. Era una nave. Era la Vlora. E non erano in diciannove come a Roma. Erano ventimila. Ventimila albanesi disperati, in fuga dal paese più povero d'Europa, all' epoca, alla ricerca di una vita migliore, alla ricerca della loro dignità perduta.
Ventimila, non diciannove. E nonostante questo Bari non fece barricate, non costruì un muro, non bruciò materassi. I baresi, semplicemente, aprirono le porte ai loro fratelli in difficoltà. Le porte del cuore, e spesso anche le porte di casa. Forse perché l'ospitalità ce l'abbiamo nel DNA, noi baresi. O forse perché non vogliamo deludere il nostro santo patrono, San Nicola, il santo che unisce Oriente e Occidente, il santo straniero, dalla pelle nera, il simbolo dell'ecumenismo religioso e paradigma dell'incontro tra popoli.
Bari ogni giorno, ancora oggi, apre le porte ai minori stranieri non accompagnati che le mafie locali abbandonano all'alba davanti ai nostri centri famiglia. Li accogliamo, perché siamo una comunità, e loro sono nostri figli.
Per questi nostri figli, e per tutti gli altri, noi sindaci abbiamo il dovere di guidare quei piccoli passi del grande viaggio verso il cambiamento. Spesso ci capita di avere paura. Spesso vorremmo voltarci, tornare indietro. Soprattutto quando ci sentiamo soli. Per questo, oggi, ringrazio tutti voi e ringrazio Sua Santità. Perché questa iniziativa, la dichiarazione che sottoscriveremo, le parole che ci siamo detti, ci consentono di guardare avanti con più fiducia e più coraggio. Non siamo soli. Non lo saremo mai. La conversione ecologica auspicata da Papa Francesco nella sua enciclica, se cammineremo insieme, tenendoci per mano, potrà presto diventare realtà