Fuga ergastolano: inchiesta DAP e le denunce dei sindacati
La sanguinosa fuga dell'ergastolano Fabio Perrone dall'ospedale “Vito Fazzi” di Lecce ora suscita la rabbia dei colleghi dell'agente di polizia penitenziaria gravemente ferito e dei sindacati di categoria.
"Si prenda atto che la sicurezza penitenziaria - afferma Angelo Urso, segretario generale della Uilpa Penitenziari - è allo sbando. Temiamo e riteniamo debba parlarsi di escalation di episodi che mettono a nudo le criticità della sicurezza penitenziaria nell'intero Paese. Alla rocambolesca fuga di un ergastolano a Lecce va aggiunto che la sera prima ignoti avevano divelto una recinzione del carcere di Vicenza ed esploso alcuni colpi apparentemente di arma da fuoco. Continuiamo a ripetere - aggiunge Urso- che l'emergenza penitenziaria non è affatto superata e che la soluzione non può essere ricondotta ad un esercizio geometrico finalizzato a fare in modo che ogni detenuto abbia a disposizione almeno tre metri quadri, né con altri palliativi". "Il governo Renzi e soprattutto il ministro Orlando - prosegue il sindacalista Uilpa - devono prendere atto di come e quanto sia necessario addivenire con urgenza ad un ripensamento del modello di esecuzione penale che passi per l'immediato potenziamento degli organici della polizia penitenziaria, che invece con la cosiddetta riforma Madia si vorrebbero ulteriormente tagliare. Non è pensabile, infatti, a meno di non essere in mala fede o fuori dalla realtà, continuare ad aumentare le attività destinate ai ristretti e che si ripercuotono sul carico di lavoro della Polizia penitenziaria senza investire ed anzi colpendo proprio quest'ultima".
Urso conclude affermando che "è indispensabile assicurare l'operatività della polizia penitenziaria anche approvvigionandola adeguatamente di mezzi e strumenti efficienti e formandola ed aggiornandola costantemente sulle tecniche operative e nel maneggio delle armi. E poi bisogna garantire l'efficienza psicofisica e la reattività dei poliziotti che certamente viene compromessa da turni di servizio molto più lunghi del previsto, riposi settimanali diluiti e ferie annuali rinviate".
Da un altro sindacato, il Sappe (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria) arrivano considerazioni perfettamente il linea con la necessità di porre maggiore attenzione alle necessità di questo comparto. A parlare è Donato Capece, segretario generale del Sappe. "Quel che è accaduto a Lecce – afferma Capece - ha dell'incredibile. Mi auguro che l'evaso venga presto catturato, ma la grave vicenda porta alla luce le priorità della sicurezza (spesso trascurate) con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria. La situazione è questa: agenti in sotto organico, non retribuiti degnamente, con poca formazione e aggiornamento professionale, impiegati in servizi quotidiani ben oltre le 9 ore di servizio, con mezzi di trasporto dei detenuti spessissimo inidonei a circolare per le strade del Paese, fermi nelle officine perché non ci sono soldi per ripararli o con centinaia di migliaia di chilometri già percorsi".
Per Donano Capece l'elenco delle cose che non vanno nella gestione della polizia penitenziaria non si esaurisce qui: “vanno considerati infatti anche il quotidiano e sistematico ricorso di visite mediche in ospedali e centri medici fuori dal carcere, con contestuale massiccio impiego di personale di scorta appartenente alla polizia penitenziaria, per la diffusa presenza di patologie tra i detenuti. Dal punto di vista sanitario la situazione delle carceri è semplicemente terrificante: secondo recenti studi di settore è stato accertato che almeno una patologia è presente nel 60-80% dei detenuti. Questo significa che almeno due detenuti su tre sono malati. Tra le malattie più frequenti, proprio quelle infettive, che interessano il 48% dei presenti. A seguire i disturbi psichiatrici (32%), le malattie osteoarticolari (17%), quelle cardiovascolari (16%), problemi metabolici (11%) e dermatologici (10%)". Il leader del Sappe denuncia infine le gravi criticità operativi dei poliziotti penitenziari per "i diffusi tagli al del comparto sicurezza".
Nel frattempo si è appreso che il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha avviato un'indagine amministrativa sulla fuga rocambolesca dell'ergastolano dall'ospedale di Lecce. Oltre ad accertare la dinamica esatta degli avvenimenti si vuole verificare la possibilità che ci sia state delle negligenze nel portare il detenuto a visita medica ospedaliera. (Giancarlo Vincitorio)
- Dettagli