Perché Ruotolo avrebbe ucciso Teresa Costanza e Trifone Ragone. La fidanzata di Ruotolo, Rosaria Patrone, arrestata perché ritenuta istigatrice del duplice omicidio
Paura di essere espulso dall'Esercito. Potrebbe essere questo il movente che avrebbe spinto Giosuè Ruotolo, 26 anni, di Somma Vesuviana (Napoli), ad uccidere sia il pugliese Trifone Ragone che la fidanzata di quest'ultimo, Teresa Costanza. Emerge questo dall'attività investigativa coordinata dai pm Pier Umberto Vallerin e Matteo Campagnaro ed illustrata oggi in conferenza stampa assieme al procuratore capo di Pordenone. I rapporti tra Giosuè Ruotolo e Trifone Ragone, quest'ultimo nato ad Adelfia (Bari), degenerarono sino al punto da arrivare allo scontro fisico: si picchiarono quando erano coinquilini. Sarebbe stato da quel giorno che Ruotolo iniziò a meditare la sua vendetta assassina. La sera del 17 marzo, nel parcheggio del palazzetto dello sport di Pordenone, sarebbe stato lui ad uccidere Trifone e Teresa con quattro proiettili di pistola alla testa. L'arma fu ritrovata nel laghetto del parco di San Valentino, a Pordenone, poco distante dal parcheggio del palazzetto dello sport dove avvenne il duplice omicidio. Ad uccidere, secondo i magistrati, sarebbe stato Ruotolo ma ad istigarlo a commettere l'omicidio sarebbe stata invece la sua fidanzata: Rosaria Patrone, giovane studentessa di giurisprudenza. Per questa coppia otto anni di fidanzamento, cinque dei quali vissuti a distanza.
Utilizzando un particolare software gli inquirenti sono riusciti a “prelevare” dalla memoria dell'iPhone di Teresa Costanza, messaggi utilizzati da un profilo anonimo con cui una sedicente «Annalisa» affermava di essere l'amante di Trifone Ragone. La finalità, secondo gli inquirenti, era quello di minare il fidanzamento di Trifone e Teresa. I particolari del racconto potevano essere noti soltanto ai coinquilini di trifone. Da qui il litigio tra i due, le botte e l'ipotesi di una denuncia per molestie. “E' per esclusione che siamo arrivati a Ruotolo – ha ammesso il procuratore capo di Pordenone, Marco Martani - come ci hanno dichiarato gli altri coinquilini: Trifone aveva quindi picchiato Ruotolo procurandogli un labbro tagliato e gonfiore agli zigomi. Raccontando l'episodio agli inquilini Giosuè aveva minacciato vendetta, mentre Trifone aveva paventato la possibilità di procedere con una denuncia, quindi con la possibilità che Ruotolo venisse accusato di sostituzione di persona, molestie e peculato militare. Accuse che, se confermate - ha concluso il procuratore capo- sarebbero state di pregiudizio sia per la permanenza nell'Esercito e sia per il transito nella Guardia di Finanza".
Poi Martani ha parlato dell'altra persona arrestata, Rosaria Patrone: "Lei aveva confidato ad alcune amiche di sentirsi in colpa e di essere stata lei la causa del duplice omicidio».«Rosaria - ha chiarito il procuratore capo - temeva di essere stata ricollegata al delitto per essere entrata nel profilo Facebook anonimo. Un dettaglio quest'ultimo che le amiche ci hanno riferito e che non potevano aver appreso dalla stampa, e che quindi può essere frutto solo del fatto di averla ascoltata dall'interessata”. L'avvocato di Rosaria, Costantino Catapano, già prima dell'arresto, in una trasmissione televisiva, aveva detto che «Rosaria non ha creato il profilo, mi ha detto che sarebbe stato creato da Giosuè. Lei è entrata nel profilo una sola volta, ad agosto del 2014 e non ricorda di aver visto frasi odiose".
Poi in conferenza stampa c'è stato l'elenco delle incongruenze in cui sarebbe incappato Ruotolo: era nel parcheggio all’ora del delitto eppure aveva dichiarato di non aver sentito gli spari; la sua auto era parcheggiata a pochi metri da quella delle vittime ma ha dichiarato di non ha visto il killer. La sera stessa del delitto, interrogato dai carabinieri, ha dichiarato che quella sera non era uscito di casa. "Sono rimasto a casa con i due coinquilini tutto il pomeriggio”. Troppi piccoli errori che lo hanno spedito dritto nel carcere di Belluno mentre la sua fidanzata, Rosaria, è agli arresti domiciliari. I loro rispettivi avvocati, Roberto Rigoni Stern e Costantino Catapano, avranno un gran bel da fare per rendere annientare l'impianto accusatorio. (Mauro De Carlo)
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