Uccisero Cosimo Denaro con una fucilata in una sala giochi di Taranto: in tre condannati al carcere a vita
Sono stati tutti e tre condannati all’ergastolo gli imputati accusati di aver ucciso Cosimo Denaro, di 40 anni, con una fucilata il 6 gennaio 2015. L'omicidio fu compiuto davanti alla sala giochi di piazza De Amicis, al rione Tamburi di Taranto. A sparare è stato -secondo quanto emerge dalle indagini - il 33enne Benito Potenza. Carcere a vita però hanno deciso i giudici anche per suo fratello Cosimo Potenza, 26enne, e di Francesco Longobardi, 27enne. Costoro accusati di concorso in omicidio e sequestro di persona. Tutti e tre sono stati giudicati con il rito abbreviato.
Per compiere quell'omicidio ben dieci avventori della sala gioco furono presi in ostaggio e minacciati dalle armi per dodici minuti cioè il tempo necessario per vedere arrivare la vittima designata.
L'omicidio era sostanzialmente un atto di vendetta che doveva tacitare i contrasti che Denaro aveva con i fratelli Potenza e Longobardi. In particolare con Benito Potenza la vittima ebbe anche una rissa.
Il gup ha disposto anche il pagamento di una provvisionale di 30mila euro per la moglie e i quattro figli della vittima che si sono costituiti parte civile tramite l'avvocato Rosario Orlando. Il pm Daniela Putignano aveva chiesto la condanna all’ergastolo per Benito Potenza e 30 anni di reclusione per gli altri due imputati, accusati di concorso in omicidio e sequestro di persona. Fondamentali per far decidere il gup del tribunale di Taranto Martino Rosati di emettere la sentenza del carcere a vita sono state le testimonianze rese dai familiari di Cosimo Denaro.
Mentre Cosimo Potenza e Francesco Longobardi vennero arrestati già pochi giorni dopo l'efferato omicidio compiuto nella serata dell'Epifania per Benito Potenza ci vollero alcuni mesi agli investigatori per trovarlo ed assicurarlo alla giustizia. Benito, infatti, si era reso nel frattempo latitante. Fu trovato e arrestato nel pomeriggio di domenica 8 marzo in una casa al piano ammezzato di una palazzina di via Parini al quartiere Tamburi, non molto distante dal luogo dell'omicidio. Per rintracciarlo la polizia fece numerosi appostamenti in particolare nei confronti della sua donna, Elisabetta Noce, di 33 anni. Ad essere arrestati furono entrambi. Benito Potenza fu portato direttamente in carcere mentre alla donna furono concessi i benefici del domiciliari. (Cosimo Molfetta)
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