Fabio Riva è uno dei 47 imputati nel processo "ambiente svenduto". E' stato vicepresidente di Riva Fire che gestiva l'Ilva di Taranto. E' stato operato e ora ha bisogno di cure
E' dal 5 giugno scorso che Fabio Riva, l'ex vicepresidente di Riva Fire, è in stato di arresto. Dalla detenzione in carcere (prima a Taranto e poi al carcere Opera d Milano) è passato, a partire dal 29 marzo, agli arresti domiciliari.
La misura cautelare dell'arresto è stata decisa per esigenze di istruttoria. Proprio per questo, però, c'è da considerare la necessità anche di un tempo di cessazione. L’avv. Luca Perrone, che difende con Nicola Marseglia Fabio Riva, ha dichiarato infatti che “trattandosi di esigenza istruttoria per legge il tribunale ha dovuto fissare un termine che i giudici hanno stabilito in un anno”. Insomma, ai domiciliari Riva resterà sino a fine marzo 2017.
Fabio Riva, coinvolto nell’inchiesta sull'Ilva chiamata 'Ambiente svenduto, è accusato di associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, all’avvelenamento di sostanze alimentari, alla omissione dolosa di cautele suoi luoghi di lavoro, alla corruzione, al falso e all’abuso d’ufficio. Il Tribunale del riesame di Taranto (presidente Morelli, relatore Ruberto, a latere De Cristofaro) ha depositato le motivazioni del provvedimento di sostituzione della misura cautelare fissando in dodici mesi il tempo di cessazione degli arresti domiciliari. Una decisione che segue quella della Corte di Cassazione che aveva annullato con rinvio la decisione di un altro collegio che confermava l’ordinanza con la quale il gup Vilma Gilli l’estate scorsa negò la scarcerazione.
Gli avvocati di Fabio Riva sono quindi riusciti a dimostrare, in favore del proprio assistito, che, essendo mutato il quadro di riferimento della gestione Ilva, non sussistono più le esigenze di natura cautelare in carcere. In particolare non c'è più il rischio della reiterazione del reato considerato che da tre anni la gestione dell'Ilva è affidata a commissari nominati dal governo e che Fabio Riva da anni ormai non riveste alcun incarico nell'amministrazione della Riva Fire che un tempo gestiva il siderurgico tarantino. C'è da aggiungere che anche la Suprema Corte aveva ritenuto insufficienti le argomentazioni in relazione al rischio di recidiva del reato.
Anche il pericolo di fuga è stato del tutto escluso considerato che Fabio Riva, che risulta essere uno dei 47 rinviati a giudizio per il processo “ambiente svenduto”, di propria volontà aveva posto fine alla propria latitanza facendo rientro da Londra a Roma Fiumicino e consegnandosi ai poliziotti dell'aeroporto italiano. Va evidenziato infine che Fabio Riva non gode di buona salute e che a marzo, poco prima che gli fosse concesso il beneficio dei domiciliari, è stato sottoposto a un intervento chirurgico. Una situazione che lo costringe ora ad effettuare, periodicamente, adeguati e indispensabili trattamenti terapeutici. (Carmelo Molfetta)
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