Laudati è stato assolto in primo grado dall'accusa di aver rallentato l’inchiesta della procura barese sulle escort portate dall’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini nelle residenze dell’allora premier Silvio Berlusconi.
Sarà la Corte d'Appello ha giudicare se è giusta l’assoluzione che l’ex procuratore di Bari Antonio Laudati ha ottenuto dinanzi al Tribunale di Lecce. Laudati, per il procuratore della Repubblica di Lecce, Cataldo Motta, doveva essere invece condannato a 26 mesi di reclusione con l'accusa di abuso d’ufficio e favoreggiamento personale per aver rallentato l’inchiesta della procura barese sulle escort portate tra il 2008 e il 2009 dall’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini nelle residenze dell’allora premier Silvio Berlusconi.
Motta ha proposto ora appello contro la sentenza che, il 9 marzo scorso, ha assolto Laudati diventato, nel frattempo, sostituto procuratore presso la Direzione nazionale antimafia. In primo grado Laudati è stato assolto dall’accusa di abuso d’ufficio «perché il fatto non costituisce reato» e di favoreggiamento personale «perché il fatto non sussiste».
Esattamente come aveva chiesto l’avvocato Carlo Di Casola che nel difendere Laudati aveva avuto modo di evidenziare, anche nella sua arringa finale durata tre ore, come tutta la vicenda oggetto del processo sia stata l'epilogo di un rapporto di datata inimicizia tra Laudati e il suo accusatore, l’ex pm barese Giuseppe Scelsi (ora in servizio alla procura generale del capoluogo pugliese), risalente a ben dieci anni prima delle accuse.
Scelsi, nel processo di primo grado contro il suo ex capo, si era costituito parte civile chiedendo un risarcimento danni per un ammontare di mezzo milione di euro.
Motta, le cui tesi sono state smentite di fatto dalla sentenza di primo grado, si oppose e riuscì ad avere la meglio sulla richiesta fatta da un altro avvocato difensore di Laudati, Andrea Castaldo, di trasferire il processo da Lecce a Perugia. “E' previsto all’articolo 11 bis del codice di procedura penale” - disse in aula Castaldo: Il codice parla chiaro – aggiunse – e stabilisce una deroga alle regole ordinarie fissando la competenza esclusiva soltanto per i magistrati antimafia nel Tribunale di Perugia in quanto competente in relazione alla sede della Procura nazionale antimafia che è Roma e poiché i sostituti procuratori nazionali antimafia hanno competenza su tutto il territorio nazionale ecco perché è stato disposto con una norma specifica questo foro esclusivo di Perugia". La richiesta fu respinta e il processo continuò a Lecce ma la sentenza ha ignorato del tutto le tesi accusatorie argomentate da Cataldo Motta ed ora quest'ultimo ha presentato appello affinché per Laudati si giunga a un giudizio di secondo grado. (Mauro De Carlo)
- Dettagli