Il ministro della Giustizia dopo aver visitato il ghetto dei lavoratori stagionali africani nel Foggiano ha detto che quella "è una vita da schiavi". Entro fine anno il governo farà una legge contro il caporalato
“Migliaia di uomini e donne danno vita alle porte di Foggia a una comunità di lavoratori sfruttati. Schiavi ricattati dai caporali. È qualcosa di inaccettabile. È da questo luogo che penso sia più giusto ribadire l’impegno del governo ad approvare nel più breve tempo possibile la nuova legge contro il caporalato”. Lo ha scritto il ministro della Giustizia Orlando che questa mattina a visitato a sorpresa il “ghetto” costruito da oltre duemila extracomunitari nelle campagne di Rignano Garganico, in provincia di Foggia.
Il governatore della Puglia, Michele Emiliano, ha ringraziato via twitter Orlando per questa iniziativa: "Grazie per la tua visita. Insieme chiuderemo i ghetti che seppelliscono i diritti delle persone e batteremo il caporalato".
Infatti la grande piaga che perennemente affligge una parte ancora malata dell'agricoltura meridionale è proprio il caporalato. Uscirne è obbligatorio se si vuole dare dignità a uomini e donne extacomunitari nel caso riscontrato a Rignano Garganico ma finanche pugliesi in tante altre zone.
Il ministro della Giustizia è rimasto allibito dal degrado di quel ghetto a circa 40 chilometri da Foggia. In aperta campagna, a Rignano Garganico, c'è quasi una città fantasma popolata da oltre duemila uomini e donne che sopravvivono in baracche costruite da loro con legno e lamiere e protette dalla pioggia con teli di plastica. Lì c'è tutta la loro vita quotidiana. Ci sono negozi improvvisati che vengono ogni cosa e finanche una moschea dove recarsi per pregare. Insomma, altre baracche ad uso diverso da quello abitativo.
Cosa fare. Il governo pensa ad una legge contro il caporalato da varare entro fine anno. Lo ha detto il Guardasigilli durante l’incontro che ha avuto in prefettura dopo aver visitato il grande ghetto.
“La legge vedrà la luce sicuramente entro la fine dell’anno – ha assicurato Andrea Orlando - ed affronterà alcuni dei nodi che hanno portato alla crescita e allo sviluppo di questa inaccettabile piaga”. Il ministro però ha evidenziato che nel caso foggiano non è più un semplice caso di intermediazione illegale della manodopera: “qui non parliamo di sfruttamento del lavoro, non parliamo di lavoro nero, parliamo di qualcosa che riguarda, secondo alcune Procure, la riduzione in schiavitù. Stiamo parlando di un passo all’indietro di secoli, non di un ritardo di qualche decennio”.
Il rischio è che il dolore provocato dalle immagini del ghetto faccia equivocare, frettolosamente e inopportunamente, che la soluzione al caporalato sia soltanto quella di mandare via tutti gli immigrati e fermare i nuovi arrivi.
“Il caporalato - ha detto il ministro - non va confuso con il fenomeno migratorio perché, come abbiamo visto, riguarda anche molti italiani e riguarda anche in modo consistente cittadini dell’Unione Europea. Quindi, l’idea che, se si regola meglio il fenomeno migratorio questo cancella il caporalato, è un’idea sbagliata. Quello che bisogna fare è affrontare questa distorsione del processo produttivo in agricoltura”.
Nei pressi della prefettura di Foggia, mentre era in corso la riunione alla presenza del ministro Orlando, c'erano a manifestare una quindicina di attivisti per i diritti umani a nome della rete “Campagna in lotta”. Tra loro, a parlare con un megafono, c'era Veronica Padoan, figlia del ministro dell'Economia. Assieme ad alcuni migranti ha esposto un lenzuolo con una scritta rossa e nera: «Sul nostro lavoro decidiamo noi. “We need yes”». (Carmelo Molfetta)
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