Sciopero nell'Ilva per la morte di un operaio di 27 anni schiacciato da un rullo alto due metri
Una morte atroce per un operaio che questa mattina è rimasto schiacciato da un grande e pesante rullo mentre faceva manutenzione a un nastro trasportatore dell'Ilva di Taranto. E altrettanto atroce è stato per suo zio vederlo morire così, stritolato tra gli ingranaggi dell'impianto che serve ad alimentare l'altoforno n. 4 del siderurgico. Entrambi erano al lavoro per la stessa ditta, la Steel service, che è appaltatrice dellI'lva per l'attività di manutenzione.
La vittima è Giacomo Campo, 27 anni, originario di Roccaforzata (Taranto). E' stato suo zio, che ora è comprensibilmente sotto shock, a urlare a squarciagola “aiuto” e chiedere l'attenzione e il soccorso degli altri colleghi.
Per stabilire la dinamica dell'incidente è intervenuto il magistrato di turno insieme a ispettori del lavoro, vigili del fuoco e carabinieri.
Risultano discordanti le versioni dei fatti fornite dall'azienda e dai sindacati. Quest'ultimi hanno convocato uno sciopero immediato e chiesto un incontro col prefetto di Taranto.
L'Ilva ha fatto sapere che l'intervento di manutenzione era stato chiesto alla ditta Steel service perché il nastro trasportatore risultava danneggiato da un taglio longitudinale. Il nastro trasportatore dello stock house serviva a traferire materiale nell'altoforno 4. Nella notte, quindi, l'impianto era stato fermato per rendere possibile la riparazione e la ripresa dell'attività.
"Come da procedura – ha fatto sapere l'Ilva - il nastro è stato preventivamente messo in sicurezza ed è stato privato di alimentazione elettrica. Nonostante l'applicazione di tutte le misure di sicurezza, durante le attività di rimozione del materiale ferroso che si era depositato sul rullo di invio, effettuate dal giovane operaio con un tubo aspirante, il nastro si è attivato e lo ha trascinato".
Per i sindacati l'incidente è stato causato dalla mancata osservanza delle norme di sicurezza. "Non si tratta di una fatalità ma di una vera e propria mancanza di rispetto delle regole di sicurezza" ha infatti detto Francesco Rizzo dell'Usb Taranto poco dopo l'incidente mortale.
Secondo alcuni l'incidente si è verificato probabilmente per la perdita di equilibrio meccanico tra il nastro e il gigantesco rullo che è grande più di due metri.
Il sindacalista Rizzo è deciso nel rivolgere le accuse all'azienda. "L'incidente - afferma infatti il sindacalista - è successo sotto gli occhi dei responsabili che non hanno voluto aspettare l'arrivo dei mezzi per la messa in sicurezza del tamburo. Tutto era fermo e spento ma si è deciso di iniziare con mezz'ora di anticipo. Questo per sottolineare ancora una volta come nell'Ilva di Taranto manchino ormai regole e rispetto sulla sicurezza".
Mentre l'Ilva ha fatto sapere con una nota che esprime profondo cordoglio e vicinanza alla famiglia del lavoratore, tutti sono consapevoli che, purtroppo, questo incidente mortale non è un caso unico nel siderurgico tarantino nonostante il cambio di gestione, cioè il passaggio dalla famiglia Riva al commissariamento. Anzi, proprio durante l'attuale gestione commissariale ci sono stati ben quattro incidenti mortali.
Nel nefasto elenco c'è un'analogia. Il 17 novembre 2015 Cosimo Martucci, 49 anni di Massafra (Taranto), è morto schiacciato, proprio come è accaduto oggi per Campo. Allora la causa fu attribuita ad un grosso tubo che lo colpì mentre lavorava nell'area di agglomerazione dell'acciaieria.
Il 12 giugno dello scorso anno a morire è stato pure Alessandro Morricella, 35 anni. Fu travolto da ghisa fusa e vapore mentre lavorava alla base dell'altoforno numero 2. A settembre del 2014 Angelo Iodice, 54 anni di Caserta, responsabile della sicurezza di una ditta dell'appalto, fu investito ed ucciso da un mezzo che si spostava a marcia indietro.
Troppe morti e i sindacati ora, con la proclamazione dello sciopero, chiedono attenzione e rispetto per tutti i lavoratori nell'Ilva e giustizia per coloro che nel siderurgico hanno perso la vita. (Carmelo Molfetta)
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