Nei processi contro i clan Parisi e Diomede si è costituito parte civile anche il Comune di Bari
Il sindaco di Bari Antonio Decaro è stato chiaro. Il Comune si costituirà parte civile in tutti i processi contro i clan mafiosi della città. Non è un semplice annuncio e neppure una decisione in attesa di attuazione. Il primo cittadino in quei processi è già concretamente schierato. Oggi il Comune, infatti, si è costituito parte civile nel processo in corso a Bari su presunte estorsioni subite dai commercianti del quartiere Carrassi da parte di 6 esponenti del clan Diomede, fra i quali il boss Franco Diomede. L'iniziativa del Comune è imitata anche dalla Federazione antiracket italiana. E il Comune barese si costituto parte civile anche nell’udienza preliminare nel confronti di 56 presunti affiliati al clan Parisi di Bari, tra i quali il boss Savinuccio.
La spiegazione la fornisce lo stesso sindaco: «Io oggi rappresento una città che tiene la schiena dritta - ha detto Decaro ai giornalisti che lo attendevano all'uscita del tribunale - fatta di tante persone che quotidianamente lavorano rispettando le regole in contrapposizione a chi invece pratica il malaffare. Ci siamo costituiti parte civile per il danno economico e di immagine che è stato fatto a questa città e sono voluto venire oggi personalmente per dimostrare agli imprenditori, ai commercianti, ai cittadini che hanno collaborato, che le istituzioni non si girano dall’altro lato, perché è facile lanciare appelli e andarsi a nascondere. Siamo qui a testimoniare che quelle persone non si devono sentire sole». Oltre a Decaro c'erano oggi in aula giudiziaria il presidente della Fai Tano Grasso e il Commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura Domenico Cuttaia.
E' un segnale importante per tutti ed al tempo stesso un invito ai cittadini a scegliere la forte protezione della giustizia denunciando ogni azione illegale. Un segnale che evidentemente è stato colto perché nel “processo Diomede”, dinanzi al gup del Tribunale di Bari Francesco Pellecchia, si sono costituiti parte civile anche sette commercianti che dalle indagini risultano aver subito estorsioni. Sono 17 gli episodi di reato che sono contestati ai sei imputati: tutte estorsioni, tentate e consumate, con l’aggravante del metodo mafioso, compiute fra il 2013 e il 2015.
Nei confronti dei sei imputati il pm Carmelo Rizzo ha chiesto condanne a pene comprese fra i 14 anni di reclusione (per il capo clan Franco Diomede) e i 3 anni per gli affiliati a cui si contesta un solo episodio estorsivo. Rizzo ha detto che «piccoli singoli episodi rientrino in un sistema ben consolidato di assoggettamento del quartiere e controllo delle attività economiche da parte del clan Diomede».
Le indagini della Dda di Bari hanno evidenziato che ai commercianti gli estorsori chiedevano ed ottenevano anche forniture varie, da chili di pesce agli occhiali da sole. Nel mirino degli estorsori soprattutto i commercianti del mercato di Santa Domenica, al quartiere Carrassi. Gli arresti e questo processo confermano che il quartiere vuole infrangere il muro di omertà per vivere nella legalità.
E sono addirittura dieci le parti civili costituite nell'altro importante processo, quello contro il clan Savinuccio. Ecco il lungo elenco: Comune di Bari, IACP, Associazione Antiracket, Ance, Confindustria, due aziende edili (Debar Costruzioni spa e Spazi Moderni srl) e tre imprenditori baresi (Domenico De Bartolomeo, Daniele Di Cagno Abbrescia e Giuseppe Barbone).
Agli imputati il pm Antimafia di Bari Patrizia Rautiis contesta 31 episodi di estorsioni ai cantieri edili commessi fra il 2010 e il 2015. Il processo si celebra nell’aula bunker di Bitonto (Bari) dinanzi al gup del Tribunale di Bari Alessandra Susca. Gli imputati sono addirittura 56. Trenta furono arrestati nel marzo scorso dalla Squadra Mobile della Questura di Bari in seguito ad indagini coordinate dalla Dda. Tra i reati contestati dalla pubblica accusa anche l'associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, detenzione e porto di armi, lesioni personali, violazione di domicilio, invasione di terreni ed edifici, furto, illecita concorrenza con minaccia e violenza in concorso aggravata dal metodo mafioso, favoreggiamento, minaccia.
Anche a questa prima udienza ha voluto essere presente il sindaco di Bari, Antonio Decaro. Prossima udienza il 26 aprile per eventuali eccezioni preliminari sulle costituzioni di parte civile e sui nuovi atti depositati dall’accusa. (Mauro De Carlo)
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