Il pugliese Raffaele Sollecito ora fa causa ai giudici che lo condannaro ingiustamente per l'omicidio di Meredith Kercher
Ha trascorso quattro anni della sua vita in carcere Raffaele Sollecito. Detenzione ingiusta - secondo lui - perché in effetti è stato definitivamente assolto dall'accusa di omicidio di Meredith Kercher, la studentessa inglese di 22 anni, accoltellata a Perugia il primo novembre del 2007. E ora il pugliese Sollecito ha deciso fare 'causa' a quei giudici che lo condannarono ingiustamente. Sollecito ha chiesto tre milioni per i danni subiti.
Va chiarito che a Sollecito era stata già bocciata a febbraio una richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione. Ora però il pugliese ha cambiato strategia: ha citato in giudizio, in base alla legge sulla responsabilità civile dei magistrati, ben nove tra pubblici ministeri, procuratori generali, gip e giudici di corte d'assise d'appello. A tutti costoro ha chiesto il risarcimento danni, "per aver travisato i fatti". Il procedimento è a Genova ed è all'esame del giudice Pietro Spera.
Ma gli avvocati di Sollecito, Giulia Bongiorno e Luca Maori, si sono mossi anche su altro fronte: hanno impugnato in Cassazione proprio la decisione della Corte d'appello di Firenze di respingere la richiesta di 500 mila euro per risarcimento causato da ingiusta detenzione. Nel ricorso in Cassazione c'è scritto che il rigetto della richiesta "sembra una sentenza di condanna" in quanto i giudici si sono limitati ad evidenziare gli argomenti della sentenza della Corte d'appello di Firenze che condannò Sollecito e la Knox "senza invece tenere conto di quella della Cassazione che li assolse definitivamente evidenziando gli errori dell'indagine". L'assoluzione della Cassazione è datata 2015.
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