Il procuratore capo di Taranto ancora agli arresti domiciliari: chiederà pensionamento anticipato
Accusato di corruzione in atti giudiziari e di altri reati il Procuratore capo di Taranto, Carlo Maria Capristo, ha annunciato di volersi ritirare in pensione. Lo avrebbe detto ai magistrati che gli ponevano domande, durante l'interrogatorio di garanzia, sui reati e i fatti a lui contestati. La decisione di fare domanda di pensionamento è stata confermata Angela Pignatari, l'avvocato difensore di Capristo, all'uscita dal Palazzo di Giustizia di Potenza a conclusione proprio dell'interrogatorio di garanzia. Il legale ha aggiunto che il suo assistito ha risposto alle domande degli inquirenti fornendo ogni sua spiegazione. Il pensionamento anticipato di Capristo - ha spiegato l'avvocato Pignatari - avrebbe una duplice motivazione: sia a causa dellle sue condizioni di salute e sia per "tutelare l'immagine della Procura".
Come da noi già scritto, il Procuratore capo di Taranto è agli arresti domiciliari dal 19 maggio. L'inchiesta giudiziaria è coordinata dalla Procura della Repubblica di Potenza perchè è essa a risultare competente sui presunti reati compiuti dal loro colleghi pugliesi. Capristo è a capo della Procura di Taranto dal 2016: in precedenza è stato Procuratore capo a Trani.
Secondo quanto risulta dalle indagini il Procuratore Capristo cercò di indurre il pm di Trani, Silvia Curione, a perseguire ingiustamente una persona per usura.
Capristo insomma avrebbe voluto che un imprenditore fosse accusato ingiustamente di usura e per raggiungere questo fine avrebbe fatto pressioni su una donna magistrato in servizio nella Procura di Trani. L'arma del ricatto utilizzata per tentare di convincere la magistrata sarebbero le temute ritorsioni da applicare ai danni di suo marito, il pm Lanfranco Marazia, che risulta in servizio nella Procura di Taranto diretta proprio da Capristo.
Come si ricorderà nell'ambito di questa inchiesta sono agli arresti domiciliari, dallo stesso giorno, anche l'ispettore Michele Scivittaro, in servizio presso la Procura di Taranto, e gli imprenditori pugliesi Giuseppe, Cosimo e Gaetano Mancazzo.
Anche l'ex procuratore di Trani, Antonino Di Maio, risulta coinvolto in questa stessa inchiesta ed ora è indagato per i reati di abuso d'ufficio e favoreggiamento nell'intento, pare, di non aver ritenuto di agire contro Capristo a tutela del giusto funzionamento della Procura.
Va ricordato che l'inchiesta della Procura di Potenza è scattata quando la magistrata Silvia Curione ha denunciato le pressioni ricevute, il ricatto delle ritorsioni nei confronti del marito e soprattutto l'ingiusta accusa di estorsione ai danni di un cittadino che Capristo e gli altri arrestati avrebbero voluto a tutti i costi colpevolizzare. Insomma, la magistrata Curione si è opposta al ricatto e ha salvato un cittadino da un'ingiusta accusa.
Con l'interrogatorio di garanzia fatto oggi, il Procuratore capo arrestato ha fornito la sua versione dei fatti, insomma le sue giustificazioni alle accuse gravi che gli sono state rivolte dai magistrati inquirenti di Potenza sulla base dei fatti resi noti da Curione. Ma su questa inchiesta si è solo all'inizio. Le indagini continuano mentre Capristo resta agli arresti domiciliari. (R.T.)
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