Per lo scandalo nel tribunale di Brindisi 6 persone arrestate e 15 indagate
Gianmarco Galiano, giudice civile del tribunale di Brindisi, ha trascorso la sua prima notte da detenuto nel carcere di Brindisi. Arrestati e trasferiti in carcere pure un commercialista, Oreste Pepe Milizia, e l'amministratore della ditta Soavegel, Massimo Bianco, entrambi di Francavilla Fontana. Arrestati anche la presidente dell'Ordine degli ingegneri di Brindisi, Annalisa Formosi, e gli avvocati Francesco Bianco e Federica Spina (ex moglie del giudice Galiano) di Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi. Quest'ultimi 3 hanno potuto godere del beneficio dei domiciliari, come disposto dal gip del tribunale di Potenza che ha competenza sulle condotte dei magistrati in servizio a Brindisi. Galiano, giudice civile presso la sezione Contenzioso del tribunale di Brindisi.
Gli indagati al momento risultano essere ben 15. Tra costoro ci sono altri due magistrati del tribunale di Brindisi: Giuseppe Marseglia di Bari e Francesco Giliberti di Martina Franca (Taranto).
I risultati dell'inchiesta giudiziaria hanno messo in condizioni il gip di Potenza a ordinare anche al sequestro preventivo del valore di circa 1,2 milioni di euro dai conti correnti bancari e le proprietà degli arrestati. Le accuse ipotizzate sono di estorsione, corruzione passiva in atti giudiziari, corruzione attiva, associazione per delinquere, riciclaggio, auto-riciclaggio, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
In particolare il giudice Galiano si sarebbe fatto consegnare indirettamente, utilizzando spessp conti correnti intestati a sua suocera (indagata a piede libero), denaro da più soggetti interessati ad un esito a loro favorevole di cause risarcitorie in particolare in danno di compagnie di assicurazioni. Tra i casi indagati dalla Procura di Potenza il versamento di somme complessive per 300mila euro dai genitori di una 23enne morta in un incidente stradale. La causa da loro vinta aveva consentito di incassare dalla compagnia d'assicurazioni circa 1,1 milione di euro. In un altro episodio il valore dei versamenti è stato di 150mila euro per il risarcimento da 2 milioni di euro ottenuto dai genitori di un bambino nato con traumi permanenti causati da colpa medica.
Gli inquirenti sono convinti che il giudice Galiano in alcuni casi ha abusato delle sue funzioni giudiziarie “facendone in alcuni casi moneta di scambio o strumento di indebita pressione, coinvolgendo in parte nelle sue attività illecite imprenditori e liberi professionisti che ricevevano nomine e incarichi presso il tribunale di Brindisi, quale giudice civile o fallimentare".
Dalle indagini della Procura è merso che il giudice Galiano "con minacce o in cambio del buon esito delle cause risarcitorie, si faceva erogare somme di denaro. In tali procedure, tra l’altro, risultava nominata l’ex moglie di Galiano, l’avvocato Federica Spina, quale legale patrocinante, anche lei raggiunta da misura cautelare con gli addebiti di estorsione, corruzione ed altro”. A rendere ancora più squallida la condotta del giudice Galiano è il caso del bambino con traumi permanenti. Galiano avrebbe ottenuto le somme di denaro con la minaccia di sottrarre la potestà su quel figlio ai legittimi genitori.
Per l'imprenditore Massimo Bianco di Soavegel gli inquirenti ritengono che abbia avuto l'intento di guadagnarsi un protezione giudiziara del giudice Galiano versando circa 220mila euro, ufficialmente risultanti sponsorizzazioni fittizzie o gonfiate, ad associazioni sportive create da Galiano e il commercialista Pepe Milizia.
L'inchiesta giudiziaria è iniziata nel luglio 2017 quando i militari della guardia di finanza effettuarono dei controlli nell'ufficio del commercialista. Dai computer dell'ufficio risultò evidente che Pepe Milizia si impegnava a “predisporre, per conto di Galiano, le motivazioni di sentenze pronunciate in esito a processi tributari nell’ambito dei quali il predetto ricopriva l’incarico di giudice presso la ‘Commissione tributaria regionale Puglia”.
La procura ha evidenziato che "da una parte Galiano distribuiva incarichi ai suoi amici professionisti e, dall’altra, questi ultimi si prestavano ad agevolare il giudice nelle sue diverse attività di occultamento/reinvestimento di proventi illeciti”, ad esempio acquisto di una masseria, di una barca fittiziamente nelle disponibilità di associazioni sportive e la conduzione di imprese agricole ed agrituristiche oltre alla gestione di attività di bed and breakfast. Insomma, un tenore di vita molto più elevato delle reali possibilità economiche che avrebbe dovuto disporre. (Rezarta Tahiraj)
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