Arrestato anche avvocato Chiarello oltre al giudice De Benedictis. I nomi degli indagati
Il giudice barese Giuseppe De Benedictis n casa aveva nascosto tanto denaro. Frutto di presunte tangenti per favori a criminali delle province di Bari e Foggia. Il giudice De Benedictis, Gip in servizio presso il Tribunale di Bari, è stato arrestato dai carabinieri e agli arresti, per la stessa vicenda, c'è ora anche un noto avvocato di Bari: Giancarlo Chiarello. Il figlio di quest'ultimo, Alberto, anch'egli avvocato, risulta invece tra gli indagati assieme a Marianna Casadibari, avvocata barese e collaboratrice di studio dell’avvocato Chiariello; Nicola Soriano, appuntato dei carabinieri in servizio presso la sezione di pg della Procura di Bari; Roberto Dello Russo, indagato per narcotraffico nell’ambito di un’inchiesta di cui De Benedictis si era occupato come Gip; Antonio Ippedico, esponente della “Società foggiana”, indagato in un’inchiesta della Dda di Bari e arrestato; Pio Michele Gianquitto, indagato per trasferimento fraudolento di valori e arrestato su ordine del gip De Benedictis; Paolo D’Ambrosio, avvocato co-difensore di Ippedico insieme a Chiariello; Matteo Della Malva, zio di Danilo Pietro e la compagna di quest’ultimo Valeria Gala. Agli indagati sono contestati, a vario titolo agli indagati, i reati di associazione a delinquere, corruzione in atti giudiziari, rivelazione di segreti d’ufficio e atto contrario ai doveri di ufficio. Complessivamente gli indagati sono 12 e per tutti la PM Roberta Licci aveva chiesto la custodia cautelare in carcere. E' stata la Gip di Lecce Giulia Proto, però, ha ritenuto che l’applicazione della misura cautelare fosse necessaria solo per tre di loro:
Oltre al giudice De Benedictis e all'avvocato Chiarello è stato arrestato anche Danilo Pietro Della Malva, ritenuto il principale corruttore e di aver fatto parte di un gruppo criminale dedito al narcotraffico.
La maggiorparte dei soldi, circa 1,3 milioni di euro, erano nascosti in tre zaini trovati in casa di Alberto Chiarello, figlio dell'avvocato arrestato. Altri 60mila erano invece nascosti in casa del giudice De Benedictis. Le tangenti - secondo quanto risultati agli inquirenti - erano pagati in contanti presso l’abitazione e lo studio dell'avvocato Chiarello oppure all’ingresso di un bar nelle vicinanze del nuovo tribunale di Bari. Il corrispettivo erano provvedimenti di revoca degli arresti in carcere e la concessione dei benefici dei demociliari. L'arresto del GIP di Bari De Benedictis è avvenuto poco dopo che questo incassasse una tangente per la concessione degli arresti domiciliari ad Antonio Ippedico, cliente dell'avvocato Chiarello. Ippedico è accusato di associazione mafiosa.
Le indagini sono state svolte dalla Procura di Lecce che ha commentato l'operazione: "oltre a ribadire il grande apprezzamento per l’eccellente lavoro svolto e la grande professionalità dimostrata dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bari, questo ufficio desidera rivolgere un sentito ringraziamento all’Autorità Giudiziaria di Bari e Trani per la collaborazione istituzionale prestata e le segnalazioni trasmesse, che hanno consentito di concludere un’indagine assolutamente doverosa, anche se al tempo stesso dolorosa per tutti noi - prosegue la Procura in una nota - È opinione di questa Procura della Repubblica che la collettività, sia pure nel comprensibile disagio e disorientamento determinato dalla vicenda, possa trovare motivo di sollievo nella circostanza che proprio l’Istituzione Giudiziaria possieda gli anticorpi necessari per colpire i comportamenti devianti, e abbia, ancora una volta nella nostra regione, dimostrato di saper guardare al proprio interno e individuare le più gravi criticità. E’ oggi più che mai necessario che, insieme all’Avvocatura, tutti gli Uffici Giudiziari proseguano nel proprio impegno volto ad assicurare un servizio efficiente e trasparente per la collettività".“ (Rezarta Tahiraj)
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