Coinvolto nella stessa inchiesta anche ex procuratore Capristo
E' stato commissario straordinario dell'Ilva di Taranto, Enrico Laghi. Questa mattina è stato arrestato. Il Gip gli ha concesso i benefici dei domiciliari. L'accusa è di corruzione in atti giudiziari in concorso con altre persone. A carico di Laghi è stato anche eseguito un sequestro preventivo di circa 270 mila euro. Nella stessa inchiesta giudiziaria condotta dalla Procura della Repubblica di Potenza risultano coinvolti anche l'ex Procuratore della Repubblica di Trani e di Taranto, Carlo Maria Capristo, gli avvocati Piero Amara e Giacomo Ragno, il funzionario di Polizia Filippo Paradiso e Nicola Nicoletti. Quest'ultimo è stato consulente dei commissari dell'Ilva.
La misura cautelare adottata dal Gip Amodio del Tribunale di Potenza è stata notificata a Laghi dalla Squadra mobile della Questura di Potenza e dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria insieme all'aliquota di polizia giudiziaria della Guardia di Finanza presso la Procura di Potenza.
La notifica dell'arresto avvenuta oggi coincide con il fatto che proprio questa mattina si celebrava a Potenza la seconda udienza del processo nei confronti dell’ex-procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo. E' da evidenziare che la Procura di Potenza aveva chiesto l’arresto in carcere per Laghi con l’ accusa di corruzione in atti giudiziari, in concorso con altri cinque indagati: l’ avvocato Amara, l’ex-procuratore Capristo e l’ispettore di P.S. Paradiso, il consulente Ilva Nicola Nicoletti e l’avvocato Ragno.
I magistrati della Procura di Potenza, con competenza territoriale nel giudicare le azioni dei loro colleghi di Taranto, hanno contestato a Laghi il patteggiamento concordato con la Procura tarantina finalizzato a consentire all’Ilva di contenere i danni quale responsabile civile, nel processo “ambiente svenduto” dei danni ambientali arrecati dall’industria alla città di Taranto negli anni passati, ricorrendo - a parere degli inquirenti potentini - all’opera di corruzione di Piero Amara verso l’allora procuratore capo Capristo.
In cambio della sensibilizzazione di quest’ultimo verso le esigenze dell’ex Ilva l'allora commissario straordinario Laghi avrebbe agevolato una serie di incarichi professionali per un avvocato suggerito dal procuratore. L’accordo con la procura veniva poi respinto dal Tribunale perché considerato non congruo con la gravità dei fatti che hanno causato pesanti condanne per decenni di reclusione a diversi imputati del processo di Taranto sull’Ilva.
Nell'impianto accusatorio della procura di Potenza risulta che l'avvocato Amara, con una serie di falsi esposti inizialmente presentati a Siracusa con la complicità di magistrati siciliani corrotti, avesse originato una serie di indagini tese ad avvalorare «la fantasiosa esistenza di un preteso ed in realtà inesistente progetto criminoso che risultava in modo ovviamente artificioso concepito in Barletta (affinché esso fosse di competenza della Procura di Trani) che mirava a destabilizzare i vertici Eni ed in particolare a determinare la sostituzione dell’ad Descalzi che in quel momento era invece indagato dall’Ag di Milano per gravi fatti di corruzione… (e che) si intendeva far apparire come vittima di un complotto». (Rezarta Tahiraj)
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