Per la Procura doveva andare in carcere anche la moglie dell'ex sindaco Landella
C'è il rischio di inquinare le prove. E' per questo che la Procura di Foggia ha chiesto, per la seconda volta, che siano rinchiusi in carcere l'ex sindaco di Foggia, Franco Landella, sua moglie Daniela Di Donna, gli ex consiglieri comunali Dario Iacovangelo e Antonio Capotosto e l'impreditore edile Paolo Tinti. La Procura, nel ricorso in valutazione, ha contestato sia la decisione del gip Antonio Sicuranza di concedere gli arresti domiciliari per 4 di quei 5 indagati e di non arrestare la moglie di Landella e sia la seconda ordinanza del 31 maggio scorso con cui lo stesso gip rimise in libertà Landella, Iacovangelo e Capotosto.
Politici, dipendenti comunali e imprenditori locali. Complessivamente sono 14 gli indagati in questa inchiesta giudiziaria sul comune di Foggia. C'è anche Leonardo Iaccarino, ex presidente del Consiglio comunale che, come è noto, è diventato il principale accusatore di Landella. La Procura ha rinunciato all'appello contro la sua scarcerazione.
Per la Procura di Foggia "per tutti gli indagati è elevatissima la possibilità di orientare a loro favore le ricostruzioni dei fatti che potranno essere veicolate dai funzionari comunali e da imprenditori, alla luce dei rapporti che gli indagati hanno intessuto". Per questo la Procura aveva chiesto gli arresti in carcere ed ora ribadisce questa richiesta.
I difensori degli indagati chiedono che l'appello della Procura sia rigettato perché le esigenze cautelari sono cessate, considerato anche che il Consiglio comunale è stato sciolto (in via ordinaria) il 25 maggio scorso e che il sindaco era già dimissionario per la crisi politica all'epoca dell'arresto. La decisione dei giudici baresi è attesa per gennaio. (Rezarta Tahiraj)
- Dettagli