Dopo 21 anni è stata assolta ex sindaca di Casamassima. Ora dovrà essere risarcita dallo Stato
Stroncata la vita politica e umiliata nel contesto sociale cittadino. E' ciò che ha dovuto subire per 20 anni l'ex sindaca di Casamassima, nel Barese, Maria Paola Susca Bonerba. Fu ingiustamente accusata per falso e concussione e come tale indagata dalla magistratura e processata. Per dimostrare la sua innocenza ci sono volute ben 44 udienze che hanno fatto concludere il processo giudiziario dopo 20 anni in cui Susca Bonerba, all'epoca dei fatti eletta con una lista civica di centrosinistra, ha vissuto con tanta angoscia, ansia, frustrazione e senso di umiliazione la sua condizione di imputata accusata di reati infamanti per la sua dignità e onorabilità di persona onesta e referente principale della comunità cittadina. Ha dovuto attendere 20 anni per vedere accertata in sede giudiziaria la propria innocenza. Tanto tempo, troppo. Ora dopo la sentenza di assoluzione per lei c'è anche un risarcimento economico da parte dello Stato. La prima sezione civile della Corte di Appello di Bari ha condannato il Ministero della Giustizia a pagare alla ex sindaca Susca Boberba un indennizzo di circa 15 mila euro "per irragionevole durata del processo penale".
A denunciarla nel gennaio 2000 furono cinque consiglieri comunali per l'ingiusta accusa di una retrodatazione di una delibera finalizzata all'accesso ad un finanziamento per lavori di ristrutturazione di una scuola elementare. Il processo iniziò nel 2004 con il rito del giudizio immediato. Il primo grado si è concluso (con l'assoluzione per quasi tutti i reati e la prescrizione per altri) nel 2015 dopo 39 udienze, il secondo grado nel febbraio 2020 dopo 5 udienze. Accogliendo il ricorso del difensore, l'avvocato Domenico Conticchio, il giudice delegato aveva già riconosciuto nei mesi scorsi un indennizzo pari a circa 6.500 euro, calcolando gli anni di "durata in eccesso" rispetto a quella di 5 anni prevista per due gradi di giudizio. La difesa ha presentato reclamo chiedendo un maggiore indennizzo evidenziando che gli stati psicologici negativi vissuti dalla signora Susca Bonerba dovevano risultare "amplificati in un soggetto che rivesta una carica pubblica e sia perciò maggiormente esposto a vedere seguita dai mass media la propria vicenda giudiziaria". E' per questo che il risarcimento riconosciuto alla ex sindaca è lievitato a circa 14 mila euro.
E' un'altra storia di malagiustizia che qualche domanda pone a tutti. Un processo giudiziario che si conclude dopo 20 anni con una sentenza di assoluzione davvero concede giustizia all'imputato innocente? Ma anche se i tempi processuali fossero stati dimezzati o addirittura più brevi davvero la sentenza di assoluzione potrebbe tacitare le coscienze di inquirenti e accusatori per lo stato d'ansia e la gogna mediatica e sociale vissuta dall'imputato negli anni dell'inchiesta giudiziaria e del processo? Davvero si può pensare che 14 mila euro possano compensare il dolore vissuto dalla signora Susca Roberta o questa vittima della malagiustizia avrebbe gradito di più sapere che la sua brutta storia fosse servita a fornire utili considerazioni per riformare urgentemente il sistema giustizia italiano penalizzando e facendo pagare di persona quei magistrati e quei giudici che sbagliano, che concedono il rinvio a giudizio quasi in automatico, che sul clamore suscitato dai nomi degli imputati costruiscono le proprie carriere? (Rezarta Tahiraj)
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