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Ultimo aggiornamentoSab, 03 Ago 2024 2pm

Prelevati all'estero 120 milioni di euro in contanti

Soldi e beni per un valore complessivo di 133 milioni di euro sono stati sequestrati in Puglia dopo la scoperta di un'organizzazione specializzata nel riciclaggio internazionale di denaro. L'inchiesta giudiziaria svolta nel Salento ha portato all'arresto di 8 persone di Corato, Molfetta, Taviano, Racale, Torino.

Al centro dell'inchiesta risulta esserci un operatore di commercio del settore “oro, metalli preziosi ed oro da investimento” regolarmente iscritto nello specifico elenco della Banca d’Italia.

E' stato scoperto un complesso sistema di frode fiscale tra la Puglia e queste nazioni: Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Ungheria, Gran Bretagna, Albania, Australia e Svizzera. L’operazione giudiziaria ha interessato queste province italiane: Bari, Barletta, Roma, Catanzaro, Arezzo e Caserta).

Le indagini sono state avviate dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Lecce e successivamente risultano essere state coordinate dalla Procura della Repubblica di Lecce. Il gip di Lecce ha emesso ordini di arresto per sette persone: Emanuele Esposito, 39enne residente a Racale, l’unico finito in carcere; Stefano Alessandrini, 34enne torinese domiciliato a Taviano; Andrea Chetta,  30enne di Taviano; Pasquale Mazzola, 53enne di Molfetta; Salvatore Mercurio, commercialista 56enne di Taviano; Tommasto Spiri, 72enne di Taviano, e Fulvio Venneri, 41enne di Taviano. A tutti, tranne ad Esposito, sono stati concessi i benefici dei domiciliari. Per l’impreditore Giuseppe Caldarola, di Corato, è scattata la misura interdittiva dall’attività.

Le investigazioni, sviluppate da specialisti verificatori e, parallelamente, dai militari del Gico delle fiamme gialle, avrebbero fatto emergere che i titolari della società salentina, con il concorso di alcuni professionisti, facendo ricorso ad articolata rete di prestanome (molti dei quali partecipanti nella associazione per delinquere), nel periodo dal 2016 al 2020, avrebbero utilizzato diverse società cartiere, ubicate al di fuori del territorio dello Stato, verso le quali sarebbero state bonificate ingenti somme di denaro giustificate con l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, idonee a simulare l’acquisto di “partite” d’oro dall’estero.

Quasi contestualmente, le ingenti liquidità bonificate dalla società pugliese presso banche per lo più estere, attraverso rilevanti prelevamenti di denaro contante, sarebbero state ritirate e reintrodotte sul territorio nazionale, in parte anche utilizzate per ulteriori transazioni finanziarie “estero su estero”, innalzando la complessità degli accertamenti e facendone perdere ogni tracciabilità con l’originaria provvista. Si è calcolato che in un solo triennio, all’estero, sarebbero stati ritirati per contante oltre 120 milioni di euro, suscitando conseguente allarme anche presso le Autorità di altri Paesi.

In tale ambito – secondo le indagini – il sodalizio criminoso, per impedire all’Erario di incassare le ingenti imposte non pagate, con una serie di atti dispositivi fraudolenti si sarebbe liberato fittiziamente degli asset patrimoniali della società (destinata ad una irreversibile situazione di dissesto e poi fallita) trasferendoli ad altra società, esercente la medesima attività e riconducibile di fatto alla stessa governance. Con annesso trasferimento fittizio della sede in Bulgaria, nel tentativo – stando alle accuse – di evitare o sottrarsi ad eventuali conseguenze giudiziarie civili poste in essere dai creditori, in particolare l’Erario. (Rezarta Tahiraj)