Il commercio di ricambi rubati è stato stimato in un milione e 250 mila euro
Un profitto enorme avrebbe lucrato un'organizzazione di malviventi specializzata nella commercializzazione di ricambi usati provenienti da autovetture rubate. La stima dell'illecito è equivalente a un milione e 250 mila euro. Nove sono le persone arrestate che però beneficeranno dei domiciliari. Il Gip del Tribunale di Foggia ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare per un totale di 26 persone. La maggioranza risulta essere di Cerignola. Sono accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio ed in particolare furto, ricettazione e riciclaggio di veicoli. E' stato emesso un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca obbligatoria dei beni nella disponibilità degli indagati. L'indagine è stata svolta dai poliziotti della Squadra Mobile, dal Commissariato di PS di Cerignola e dal Compartimento Polizia Stradale "Puglia".
L'organizzazione malavitosa era strutturata in 4 sottogruppi. Il centro operativo era a Cerignola. Gli investigatori hanno spiegato che gli indagati erano stabilmente organizzati al fine di commercializzare componenti e pezzi di ricambio su scala nazionale, sia mediante vendita diretta al cliente, sia a mezzo di vendite on line mediante pubblicità su siti internet. Ciascun indagato, all'interno del sottogruppo, sarebbe stato investito di compiti ben precisi in quanto ogni aggregazione si caratterizzava per una ripartizione di ruoli e mansioni. "Si tratta - hanno dichiarato gli investigatori - di connotati degni di una realtà imprenditoriale che gestiva l'intera filiera dal reperimento (mediante numerosi furti aggravati di autoveicoli) alla successiva vendita al dettaglio". L'associazione per delinquere avrebbe dato prova di funzionare come un'entità imprenditoriale ben strutturata, avendo a disposizione numerose risorse e mezzi, dal denaro a beni a immobili, apparecchi telefonici, autovetture di provenienza lecita, nascondigli, disponibilità di account di posta elettronica e di spazi su internet utilizzati a scopo pubblicitario, nonché di società create appositamente e fittiziamente intestate ad alcuni partecipi al fine di attribuire, attraverso l'emissione di false fatture, una mera parvenza di liceità agli oggetti commercializzati. (Rezarta Tahiraj)
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