Gio21112024

Ultimo aggiornamentoSab, 03 Ago 2024 2pm

Perfrancesco Favino capocomico nella commedia "Servo per due" al Teatro Verdi di Brindisi

«Servo per due» ha radici in Carlo Goldoni. La commedia, ispirata all’adattamento del commediografo inglese Richard Bean, ha un capocomico d’eccezione, Pierfrancesco Favino, che divide la scena con dodici attori del«Gruppo Danny Rose».

Per lo spettacolo, in scena al Verdi di Brindisi giovedì 26 e venerdì 27 febbraio (ore 20.30), la Fondazione Nuovo Teatro Verdi ha pensato a una speciale promozione sul biglietto, nell’idea di incentivare il rapporto con il teatro e le sue attività anche attraverso gli strumenti messi a disposizione da Internet: a partire da domenica mattina, infatti, sarà possibile stampare dal sitowww.fondazionenuovoteatroverdi.it un coupon (sul quale è riportato il codice della promozione) per l’acquisto del biglietto, previa presentazione al botteghino, a soli15 euro, per un numero limitato di posti nel secondo settore e in galleria.

La promozione è valida fino a mercoledì 25 febbraio secondo i consueti orari di apertura del botteghino del teatro (ore 11-13 e 16.30-19).

Tra i più apprezzati esponenti del giovane cinema italiano, Pierfrancesco Favino è un Arlecchinoaffamato e innamorato, trasportato in una Rimini anni Trenta.

Una riflessione diversa sul classico goldoniano «Il Servitore di due padroni», lo spettacolo si presenta come una commedia comica, con attori che cadono dalle scale, che sbattono le porte, che fanno battute a doppio senso e giocano con il pubblico; la musica è parte integrante ed è eseguita dal vivo dall’orchestra«Musica da Ripostiglio», composta da quattro elementi che hanno curato anche gli arrangiamenti delle più note canzoni dell’epoca.

La Commedia dell’arte aleggia nelle sgambettate arlecchinesche di Favino, nell’improvvisazione, nei giochi di parole e nei colpi di scena. Diversa, ma ancora viva, arriva ai giorni nostri. Il protagonista indossa e toglie la maschera. Fa l’attore e l’attore che dismette i suoi panni per smontare un’idea di teatro ormai superata.

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