Messaggio augurale del vescovo della diocesi di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi
Cosa ha detto il vescovo Domenico Cormacchia per gli auguri della Santa Pasqua ai fedeli della propria diocesi. “Carissimi fratelli e sorelle della nostra diocesi di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo, Terlizzi a voi che siete vicini e a coloro che sono distanti da noi, sono immigrati in altri continenti dalla nostra amata Patria d’Italia e in modo particolare dalla nostra terra. A voi tutti i miei più cari auguri, auguri di Pasqua, auguri di un passaggio reale, vero dalla morte alla vita, dalle tenebre alla luce di Pasqua.
Oggi lo comprendiamo bene, c’è nel nostro intimo recondito questo bisogno di luce, di pace e di comunione. La Chiesa ci sta facendo meditare e lavorare sul tema della Sinodalità attraverso i “Cantieri di Betania”. Vogliamo sentirci tutti come in una carovana, tutti pellegrini verso non il Calvario ma verso la Gerusalemme del mattino di Pasqua. Noi dobbiamo sentirci proprio come le primissime donne che accorrono al Sepolcro il mattino di Pasqua e si rendono conto che non è possibile che sia circoscritto, sia rinchiuso nel Sepolcro l’autore della Vita, il Cristo Signore. L’angelo dirà loro “perché cercate tra i morti colui che è vivo?”.
Carissimi voglio augurare a tutti di cercare il Signore nel quotidiano, tra le persone vive e noi dobbiamo essere soprattutto vivificati, dobbiamo portare l’annuncio di Vita, di Speranza, di Fede e di Carità ovunque. Fermiamoci per un istante a pensare a quanti sono ancora carichi della croce della sofferenza, della solitudine, quanti sentono ancora nei loro orecchi e nel loro cuore i rumori delle bombe e delle minacce armate che provengono non solo da alcuni paesi qui in Europa ma in tutto il mondo. Pensate che soltanto tra i missionari che hanno dato la vita per il Vangelo, lo scorso anno, sono circa venti tra religiosi e religiose uccisi solo perché dalla parte di Gesù il Risorto.
Miei cari portiamo l’annuncio di pace, portiamo l’annuncio di speranza e di amore così come coloro che si rifugiarono sull’arca di Noè sono usciti allo scoperto dopo il diluvio e la loro vita è diventata quasi un arcobaleno. Questo io mi auguro che sia per tutti un aurora di pace, sia un arcobaleno di comunione, di perdono, di fratellanza. San Giovanni XXIII all’inizio del Concilio Vaticano II diceva che siamo appena all’aurora, siamo appena illuminati dai primi raggi di un nuovo giorno. Andiamo incontro verso la pienezza della luce verso la pienezza dell’amore.”
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