Dom24112024

Ultimo aggiornamentoSab, 03 Ago 2024 2pm

Le proteste del mondo agricolo e della politica dopo la decisione europea di autorizzare ulteriori importazioni di olio dalla Tunisia

La Tunisia che potrà introdurre ulteriori 35 mila tonnellate di olio di oliva, senza alcun dazio, che si aggiungono alle altre 57 mila precedenti, nel mercato degli Stati dell’Unione e a fronte di un totale di 1,2 milioni di tonnellate introdotte complessivamente ogni anno dagli altri paesi. Il tutto, ovviamente, non potrà che risolversi in danno ai nostri coltivatori per l’aumento dell’offerta di olio sul mercato europeo. Una vera e propria concorrenza sleale (per i differenti costi di produzione) a discapito della qualità (per la carenza dei controlli) che colpirà il consumatore. A soffrine di piuù, ovviamente, saranno le regioni che risultano essere le maggiori produttrici di olio: Puglia, Sicilia e Toscana. Il sì europeo è arrivato con 500 voti a favore, 107 contrari e 42 astenuti. Le misure valgono per il 2016 e il 2017. Un colpo per i produttori italiani, che temono l’arrivo di un prodotto a costi sensibilmente inferiori a quello dell’extra vergine made in Italy.

Agrinsieme, il coordinamento tra Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari dichiara in una nota: “Pur consapevoli dell'importanza degli obiettivi di solidarietà dell'Europa nei confronti dei Paesi terzi in difficoltà, soprattutto in una delicata fase geopolitica come quella attuale - evidenzia ancora Agrinsieme- crediamo che non si possa sempre penalizzare l'agricoltura e in particolare le produzioni mediterranee. Adesso non è il momento di abbassare la guardia ma, piuttosto, di valutare gli ultimi ed eventuali spazi che ancora sussistono per introdurre quantomeno l'emendamento della Copagri che prevedeva le licenze mensili, anche accogliendo gli spazi che la Mogherini sembra abbia lasciato aperti. In tal senso -conclude Agrinsieme- la fase gestionale del contingente e la revisione intermedia dell'articolo 6 rappresentano l'ultima opportunità che il Governo non deve farsi sfuggire.”  

Molto più duro il commento invece di Coldiretti: “Faremo le staffette dal porto di Monopoli per vigilare” - ha detto Gianni Cantele, presidente di Coldiretti - “insomma, vogliamo svolgere di nuovo il ruolo di sentinelle del made in Italy e chiediamo che vengano intensificati i controlli perché il settore olivicolo, divenuto merce di scambio, non possa essere sottoposto ad un rischio così alto di frodi”.  

Dai vertici di Coldiretti evidenziano che questa "è una scelta sbagliata che non aiuta i produttori tunisini, danneggia quelli italiani ed aumenta il rischio delle frodi a danno dei consumatori". I produttori italiani contestano la crescita esponenziale delle importazioni di olio tunisino, considerati i 90 milioni di chili registrati nel 2015 (+ 481%).

Sul versante politico il pugliese Paolo De Castro (nato a San Pietro Vernotico, nel Brindisino), coordinatore per il gruppo dei socialisti e democratici della commissione Agricoltura dell’Europarlamento, dice: «Abbiamo migliorato quanto possibile, ma rimaniamo contrari». Il Movimento 5 Stelle invece attacca il governo Renzi mediante l’eurodeputata Tiziana Beghin: “Questa decisione è una vergogna ed è una vergogna che il governo Renzi non si sia opposto a questa misura in Consiglio europeo. Il ministro Maurizio Martina ha perso definitivamente la faccia perché a parole è contrario all’invasione dell’olio tunisino, nei fatti però ha voltato le spalle a migliaia di agricoltori e produttori”.

In Puglia interviene, tra gli altri, anche il consigliere regionale del gruppo “Oltre con Fitto”, Francesco Ventola: "Se da una parte le produzioni olivicole pugliesi non sono mai state adeguatamente remunerative, dall’altra gli agricoltori sono obbligati a tutelare un patrimonio culturale ed ambientale caratteristico del nostro paesaggio. Quali altri sacrifici devono fare i tanti piccoli e meno piccoli operatori agricoli per meritare la necessaria protezione della loro attività economico-produttive? La Regione Puglia faccia sentire unanimemente la sua protesta, il Presidente Emiliano adoperi ogni canale politico-istituzionale possibile, il Governo Renzi batta un colpo se ha voce e forza sul tavolo europeo. La produzione olivicola  - afferma Ventola - è identitaria della Puglia. Vogliamo convincere i nostri giovani a credere in uno sviluppo possibile, in una visione moderna  del settore. Ma le politiche di tutela e di sostegno delle produzioni non ci possono vedere soccombere sempre ed a beneficio di altri prodotti e latitudini: talvolta si è trattato di quelle lattiero-casearie, alte volte cerealicole, altre ancora ortofrutticole. Che l’allarme sia stato lanciato dall’europarlamentare Raffaele Fitto e sia stato sostenuto dalla sua collega Elena Gentile ed altri rappresentati, ci va benissimo. Quello che interessa i nostri produttori è che non si avveri il non c’è due senza tre: prima l’uva da vino, poi il pomodoro, ora  l’olio d’oliva!" (Giancarlo Vincitorio)