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Ultimo aggiornamentoSab, 03 Ago 2024 2pm

In Puglia prodotto interno lordo (+1,2%) superiore alla media nazionale (+0,7%)

L’economia pugliese mostra elementi di dinamismo: ha fatto registrare nel 2015, dopo un lungo periodo di stagnazione, una crescita del prodotto interno lordo (+1,2%) superiore alla media nazionale (+0,7%) e a quella del Mezzogiorno (+1,1%). Questo il dato positivo evidenziato dal Rapporto Puglia 2016 dell’IPRES e presentato questa mattina in Consiglio regionale dal presidente dell'Istituto pugliese di ricerche economiche e sociali, Vito Sandro Leccese, dal direttore generale Angelo Grasso e dal presidente del comitato scientifico Nicola Di Cagno. All’incontro sono intervenuti il presidente del Consiglio regionale Mario Loizzo e i consiglieri regionali. 
Il Rapporto dell’IPRES è strutturato in quattro sezioni - istituzionale, territoriale, economica e sociale - e contiene contributi di ricerca applicata per la definizione, l’attuazione e la valutazione della programmazione e delle politiche regionali di sviluppo. In un quadro che mostra dunque segni di vitalità, con punte di eccellenza che hanno reso la Puglia un marchio riconoscibile a livello nazionale, con una crescita dei consumi delle famiglie dell’1,5% rispetto al 2014, l’analisi degli ultimi 15 anni, tra il 2000 e il 2014, segnala un trend fortemente negativo per quanto riguarda gli investimenti, con un calo di circa 3,4 miliardi di euro. Criticità anche in tema di occupazione, con una perdita dal 2008 di circa 107 mila posti di lavoro ma che ha visto un recupero, nel 2016, di 24 mila occupati. La fascia di età più colpita è quella tra i 25 e i 34 anni, dove il calo, rispetto al 2008, e di oltre 84mila unità. L’analisi ha riguardato inoltre le politiche regionali in comparti quali la governance, registrando la riduzione da 23 a 6 delle società partecipate e una capacità piuttosto debole dei Comuni di attuare le norme in materia di gestione associata (solo 115 amministrazioni locali sono riuscite a costituirsi in Unioni). Con riferimento al ciclo dei rifiuti, la revisione sui flussi ha evidenziato una insufficienza nel sistema impiantistico esistente, con il persistere di situazioni emergenziali nella gestione della raccolta differenziata, le cui percentuali, molto eterogenee sul territorio, raggiungono una media regionale (30%) ancora nettamente inferiore agli obiettivi previsti e che colloca la Puglia al quartultimo posto in Italia. Da qui la necessità di aggiornare il Piano regionale di gestione dei rifiuti e l’istituzione dell’Agenzia per un maggior accentramento della gestione e del suo coordinamento. 
Tuttavia, secondo l'IPRES, la situazione della Puglia va considerata nel quadro più generale del sistema Paese, in cui pochissime regioni hanno migliorato il loro posizionamento per quanto riguarda l’indice di competitività regionale e in cui l’Italia stessa, dopo l’introduzione dell’euro, si è ritrovata a fare i conti con una perdita di produttività determinata dall’aumento del costo del lavoro e con la necessità di attuare riforme strutturali e rilancio degli investimenti. 
In questo contesto le politiche regionali devono quindi puntare al miglioramento dei servizi pubblici locali in materia di trasporto pubblico, ciclo dei rifiuti, servizi per l’impiego e innovare i punti di forza del sistema produttivo come le energie rinnovabili, gli incentivi alle imprese, il welfare locale. 
Da qui il ruolo strategico assegnato all’IPRES nell’ambito del nuovo modello organizzativo “MAIA” - di revisione dell’assetto istituzionale e del modello di governance della Regione - al fine di migliorarne le politiche di intervento. 
Nell’esprimere apprezzamento per l’attività dell’Istituto, il presidente Mario Loizzo, ha sottolineato la necessità di una maggiore sinergia con l’attività del Consiglio regionale, individuando ulteriori momenti di approfondimento delle criticità rilevate nei Rapporti. “L’attività di ricerca e la conseguente raccolta dei dati è utile non solo a supportare le istanze della Regione davanti al Governo nazionale, ma può diventare uno strumento di conoscenza valido per contrastare in maniera efficace le forme di sfruttamento nel mercato del lavoro. Il riferimento è all’annosa questione del caporalato: piuttosto che concentrare l’attenzione sull’aspetto repressivo, sarebbe opportuno studiare soluzioni che agevolino le condizioni dei lavoratori”. Loizzo ha indicato inoltre un ulteriore campo di analisi e cioè il monitoraggio sull’efficacia delle leggi prodotte, al fine di migliorare la qualità dell’azione legislativa.