Purtroppo un pacco di pasta su tre di quelli prodotti in Italia contiene grano estero. Un danno enorme per la Puglia
“Finalmente giustizia: dopo l’obbligo di etichettatura del pomodoro, la tutela arriva anche per l’indicazione dell’origine nella pasta. Come Capitanata, portiamo a casa un risultato importantissimo che darà certamente una boccata d’ossigeno ad un comparto, quello agricolo, provato da un crisi che ha determinato perdite nel 2016 pari a 145 milioni di euro per il crollo dei prezzi”. Lo dichiara il Consigliere regionale di FI e vicepresidente del Consiglio regionale, Giandiego Gatta, commentando la sentenza del Tar Lazio e dell’entrata vigore dal febbraio 2018 del decreto ministeriale che impone l’obbligo di indicare la provenienza del grano sui prodotti derivati come la pasta che l'elemento principe della dieta mediterranea.
“La Capitanata – aggiunge Gatta - è il ‘granaio d’Italia’, ed è per questo che abbiamo portato avanti una battaglia, a cui oggi sono i giudici a dare giustizia, senza se e senza ma per l’indicazione della provenienza. Già dall’arrivo della ‘balena canadese’, contenente migliaia di tonnellate di grano, abbiamo sostenuto la legittima protesta del comparto laddove un pacco di pasta su tre di quelli prodotti nel nostro Paese contiene grano estero. Una misura che concorrerà a risollevare le sorti delle aziende agricole del territorio, ma che va incontro a quella necessaria e indispensabile tutela del consumatore, che ha diritto di conoscere perfettamente l’origine di quanto acquista”.
“Una bella notizia – conclude Gatta - e l’auspicio è che si possa introdurre come regola generale anche e soprattutto a livello europeo”.
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