Hanno protestato davanti alla Regione gli operai Ilva di Taranto per convincere il governatore della Puglia a ritirare il ricorso che ha presentato al Tar
Hanno protestato a Bari, davanti la sede della Regione Puglia, gli operai dell'Ilva di Taranto con l'intento di riuscire a convincere il governatore della Puglia, Michele Emiliano, a ritirare il ricorso che, con il sindaco di Taranto, aveva presentato al Tribunale amministrativo regionale di Lecce contro il piano ambientale deciso dal Governo centrale. La manifestazione dei lavorori si è svolta questa mattina, quando era in corso il Consiglio regionale. All'ordine dei giorno dei lavori consiliari c'erano due argomenti: il futuro assetto dell'AQP (Acquedotto Pugliese) e la vertenza Ilva. Gli operai hanno voluto in questo modo fare sentire la propria voce. Una delegazione composta da sindacalisti dei lavoratori Ilva hanno potuto accedere nell'aula consiliare e assistere all'andamento del dibattito politico.
Antonio Talò, segretario generale Uilm Taranto, afferma che “il ricorso presentato da Emiliano è un errore strategico perché blocca le trattative e allunga i tempi per i lavoratori e anche perché i nostri bambini possano tornare a scuola nelle giornate di vento".
Valerio Dalò, segretario generale Fim Cisl Taranto, evidenzia che si era finalmente "ad un passo dall'inizio delle opere e della copertura dei parchi minerari ma con il ricorso non si fa altro che allungare i tempi. Abbiamo lavoratori a casa da tre anni, circa 850 unità che a gennaio sarebbero rientrati e invece così restano ancora fuori".
Antonio Talò, segretario generale Uilm Taranto, afferma che “il ricorso presentato da Emiliano è un errore strategico perché blocca le trattative e allunga i tempi per i lavoratori e anche perché i nostri bambini possano tornare a scuola nelle giornate di vento".
Valerio Dalò, segretario generale Fim Cisl Taranto, evidenzia che si era finalmente "ad un passo dall'inizio delle opere e della copertura dei parchi minerari ma con il ricorso non si fa altro che allungare i tempi. Abbiamo lavoratori a casa da tre anni, circa 850 unità che a gennaio sarebbero rientrati e invece così restano ancora fuori".
Nel frattempo un portavoce della Commissione europea ha dichiarato che “il pieno rispetto del nuovo piano ambientale" dell'Ilva "potrebbe richiedere più tempo, a causa della mole di lavori ed il ritmo del processo di privatizzazione che ancora non è concluso, ma fino a quando il pieno rispetto non sarà raggiunto, l'impianto dell'Ilva non funzionerà nella sua piena capacità, al fine di ridurre l'inquinamento. La Commissione Ue ha insistito sulla necessità urgente dei lavori di bonifica, che non dovrebbero subire ritardo".
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