Esiti conferenza interreligiosa internazionale a Bari
A margine della Conferenza internazionale interreligiosa promossa dalla Comunità di Sant'Egidio e dall'Arcidiocesi di Bari, il sindaco di Bari Antonio Decaro ha accolto e salutato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, intervenuto al convegno: "È molto importante per la città di Bari ospitare questa conferenza e il dibattito che si sta svolgendo in questi due giorni. Alla luce dei drammatici conflitti ad oggi in corso in molti paesi dell'altra sponda del Mediterraneo, che alimentano i viaggi della disperazione e le stragi del mare, discutere e confrontarsi a partire dalle più importanti comunità religiose cristiane può aiutare anche il dibattito in cui sono impegnate le istituzioni su più livelli. Abbiamo sentito, quindi, il dovere di contribuire concretamente alla realizzazione di tale iniziativa soprattutto dal punto di vista logistico ed organizzativo, mettendo a disposizione uno dei palazzi più belli che abbiamo in città, quello della città metropolitana".
Il sindaco di Bari ha colto l'occasione per esprimere al ministro i sentimenti di apprensione per la vicenda dei due marò pugliesi che da tre anni attendono un giudizio.
Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, al 'summit' dei patriarchi e dei responsabili delle chiese cattoliche e ortodosse del Medio Oriente promosso dalla Comunità di Sant'Egidio ha dichiarato che "occorre assicurare una protezione speciale ai cristiani in Medio Oriente nelle zone in cui sono maggiormente a rischio".
Gentiloni, intervistato dai giornalisti, ha aggiunto che “ci sono alcuni territori nei quali, a causa del terrorismo, le comunità cristiane sono praticamente scomparse, e non solo quelle cristiane, anche altre minoranze. Penso agli yazidi in Iraq. Queste comunità, se non c’è una forma di tutela e di protezione, mano a mano che il territorio viene ripreso ai terroristi, faranno fatica comunque a reinsediarsi. Penso alla piana di Ninive e ad altre località irachene in questo caso. Lì quindi occorre che le autorità locali, assistite dalla comunità internazionale, in un certo senso assicurino una protezione speciale in queste zone, perché altrimenti il rischio è che le popolazioni che sono state delocalizzate a forza non ce la facciano a ritornare. Io quando ho visitato i campi dei rifugiati cristiani di quelle aree, ho visto una grandissima paura a tornare nelle aree dalle quali erano stati cacciati. Il rischio è che diventino fuggitivi perenni e che la culla del Cristianesimo si ritrovi senza cristiani”.
Presenti, tra gli altri l'arcivescovo della diocesi di Bari - Bitonto Francesco Cacucci, il cardinale Leonardo Sandri e il vescovo Brian Farrell. Ad avviare i lavori è stato Nunzio Galantino, segretario della Cei: "Stiamo assistendo a un olocausto cristiano la paura più grande espressa dai cristiani che vivono sofferenze indicibili è quella di essere dimenticati da un'opinione pubblica mondiale indifferente. Il pericolo maggiore è quello di lasciarsi vincere dall'impotenza".
Il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, ha rilevato come il Colloquio sul futuro dei cristiani in Medio Oriente - nella giornata in cui i Patriarchi cristiani e mons. Paul Richard Gallagher, Segretario vaticano per i rapporti con gli Stati, si sono confrontati con il ministro degli esteri italiano Paolo Gentiloni e con diplomatici in rappresentanza delle principali potenze occidentali (Usa, Russia, Francia, Germania, Regno Unito, Grecia) - si è trasformato in una grande assemblea capace di lavorare su proposte unitarie: “Una grande cassa di risonanza per rompere la coltre di indifferenza europea e occidentale di fronte a tanta sofferenza e di affermare che solo la fine della guerra e l’instaurazione di una pace duratura potrà garantire nel futuro una presenza libera e serena dei cristiani in Medio Oriente”. E di “drammatica pulizia etnica in intere regioni, che forse non ha paragoni nella storia e rappresenta quasi la fine della storia” ha parlato il fondatore di Sant’Egidio Andrea Riccardi, che ha aggiunto: “Un mondo sta scomparendo: è un dramma per i cristiani, un vuoto per le società musulmane, una perdita per l’equilibrio del Mediterraneo e per la civiltà”.
I capi delle Chiese cristiane di Siria, Turchia, Iraq, Cipro, Egitto, e il Custode di Terra Santa Pierbattista Pizzaballa, intervenuti in un dibattito ricco e approfondito, pur con accenti diversi, hanno insistito su concetti molto simili, facendosi avvocati di una popolazione stremata dalla guerra, fiaccata dalle discriminazioni, abbandonata dall’Occidente, a rischio di estinzione come comunità identificata da una cultura e da una fede religiosa. A chiedere alla Comunità di Sant’Egidio di “accompagnare” i patriarchi orientali presso le potenze occidentali per far giungere la loro voce ai massimi livelli, sono stati in particolare il Patriarca melchita di Antiochia e di tutto l’Oriente Gregorio III Laham, che ha chiesto “un’iniziativa ecumenica di tutte le Chiese, capace di elaborare un piano di pace comune da portare al tavolo delle grandi potenze”, e l’arcivescovo iracheno Yousif Mirkis, del patriarcato di Babilonia dei Caldei, il quale, dopo aver definito “una vergogna” l’insensibilità dell’Europa rispetto al dramma mediorientale, ha lanciato la sua proposta: “Chiedo a Sant’Egidio di scortare tutti noi Patriarchi nelle quattro principali capitali mondiali: Washington, Mosca, Bruxelles e New York, sede delle Nazioni Unite per chiedere di fermare il cosiddetto islam politico, che è fonte del calvario dei cristiani e più in generale delle minoranze religiose anche musulmane”. A sua volta, l’arcivescovo cipriota Chrisostomos II ha denunciato la “pilatesca stasi dei potenti della terra e delle Nazioni Unite, che pure sono state fondate nel nome della pace”. (Carmelo Molfetta)
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