Fiera del levante: cosa ha detto sindaco di Bari a Renzi
Benvenuti a Bari all'inaugurazione della 78^ Fiera del Levante. Benvenuto presidente Renzi. Non è la prima volta che la accolgo in questa città. È però la prima volta che ti accolgo da sindaco. Ed è per me un'emozione grandissima rappresentare la mia comunità davanti a un presidente del Consiglio e ad un amico.
Spero che tu abbia trovato questa città accogliente. Come spero la troveranno accogliente Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, quando scenderanno dal volo di Stato che li riporterà definitivamente nella loro terra.
L'accoglienza, noi baresi, ce l'abbiamo nel sangue. L'abbiamo dimostrato 23 anni fa, quando i 20.000 albanesi della Vlora trovarono una città che non si lasciò intimorire dai titoloni dei giornali che parlavano di «invasione». Una città che a quei disperati aprì le proprie case, le proprie credenze e il proprio cuore. Nessuno allora li chiamava extracomunitari. Erano semplicemente uomini e donne affamati di libertà che fuggivano in cerca di una vita migliore.
Lo spirito d'accoglienza dei baresi è ancora saldo e forte, oggi, a 23 anni di distanza. Ma non è più tollerabile che la gestione di vere e proprie emergenze mondiali sia lasciata alla buona volontà dei cittadini, e ai mezzi, sempre più scarsi, di un'amministrazione comunale.
Abbiamo 2.000 persone in una struttura, il CARA, che ne potrebbe ospitare meno della metà. Negli ultimi tre anni la spesa per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, nel bilancio comunale è passata da 250.000 euro a oltre 3 milioni. L'abbiamo fatto perché chi abbandona un bambino, in ogni parte del mondo, qualunque sia il colore della sua pelle, il suo paese d'origine, la religione dei suoi genitori, commette un crimine atroce.
A questo proposito apprezzo la disponibilità del tuo Governo a riconoscerci fondi per sostenere le politiche in favore di quei minori. E più in generale, spero che il rapporto tra amministrazioni locali e governo centrale, su questo ed altri temi, sia sempre continuo, intenso e proficuo.
Ma il dialogo tra un sindaco e un governo nazionale non basta. Su un tema come l'accoglienza di milioni di profughi in fuga dalle guerre, le città di frontiera del Sud dell'Italia, da Lampedusa, a Taranto, a Bari, non possono essere lasciate da sole.
Non è un problema del Mezzogiorno.
Non è un problema italiano.
È un problema globale e l'Europa non può far finta di niente.
Confidiamo che con la tua presidenza del semestre europeo, Presidente, e con la nomina di Federica Mogherini, per la quale ti sei battuto, le cose cambieranno. Intanto, a te e alla Ministra Mogherini, un orgoglioso augurio di buon lavoro da parte di tutti noi.
È questa la politica. Condividere i problemi e trovare insieme le soluzioni. Al di là degli steccati ideologici, al di là di anacronistici campanilismi. Bari, su questo, vuole essere il modello di un nuovo Sud che sa che divisi si muore e uniti si cresce.
Per questo sosteniamo con convinzione la candidatura di Lecce capitale europea della cultura 2019.
Per questo siamo al fianco delle popolazioni del Gargano colpite dal nubifragio, e ci uniamo a loro nel chiedere massima attenzione al problema del dissesto idrogeologico, lì, come in tutta l'Italia.
Permettetemi di rivolgere un grazie a tutti i volontari, agli uomini della protezione civile, alla Regione Puglia, all'esercito e al Governo. Grazie per essere stato a Peschici, questa mattina, presidente. Grazie a tutti quelli che in questi momenti, sanno rispondere presto e bene alle richieste d'aiuto dei nostri territori. E grazie a tutti i sindaci dei comuni colpiti, che sono rimasti in prima linea, senza paura, a fronteggiare le emergenze.
Non saremo la parte più ricca del Paese, presidente, ma c'è una risorsa che di sicuro non ci manca. È il coraggio. Non manca alle istituzioni e non manca agli imprenditori. Coraggio e fiducia nel futuro, voglia di scommettere, di mettersi alla prova. Anche per questo ti ringraziamo presidente, perché se hai deciso di venire qui, vuol dire che sai che non siamo quelli del salotto buono (al massimo siamo quelli della buona cucina). Noi rappresentiamo quel tessuto imprenditoriale che si spacca la schiena e non si arrende.
Ogni giorno in Puglia, un imprenditore si sveglia e sa che deve lavorare il doppio di uno del nord, perché deve fare i conti con arretratezze, servizi meno efficienti e illegalità. Eppure, ogni giorno, questo imprenditore si sveglia e si mette a lavorare. Non piagnucola su quello che non va, ma prova a migliorarlo. Non elemosina soluzioni dall'alto ma le cerca da sé. Esattamente come facevano i nostri nonni (e tu l'hai sottolineato recentemente) che davanti alle difficoltà non si arrendevano, non davano la colpa ad altri ma si ingegnavano per garantire il futuro a loro e alle loro famiglie. Perché i nostri nonni credevano nel futuro come noi vogliamo crederci oggi.
Non ci sono gufi, qui, Presidente, stai tranquillo. Ma questo non deve essere un alibi per il governo.
Non ci lasciate soli.
Dovete continuare a lavorare per permettere a questo sud, al sud migliore, di andare veloce, molto più veloce di adesso. Oggi per raggiungere Napoli in treno, io ci impiego 4 ore, se mi va di lusso e non mi salta la coincidenza. Alla media di 66 km/h. Per andare da Roma a Firenze, più o meno la stessa distanza, ci impiego un'ora e mezza, a una media di 200km/h. Più di tre volte tanto. E la situazione dei collegamenti ferroviari sulla dorsale adriatica non è diversa purtroppo.
Hai promesso, Presidente, che i lavori per l'alta capacità Bari-Napoli cominceranno con due anni d'anticipo e per questo ti ringrazio. E ti aspetto qui, all'inaugurazione del cantiere, a novembre 2015. Poseremo insieme la prima pietra. Da oggi faccio partire il conto alla rovescia.
Intanto, un altro conto alla rovescia sta per arrivare al termine. Il 1^ gennaio prossimo, Bari diventerà città metropolitana. Non mi sembra vero. La prima legge sulle città metropolitane è datata 8 giugno del 1990. Il giorno dopo Totò Schillaci segnava all'Austria il primo dei suoi 6 gol nel mondiale delle notti magiche. Io avevo vent'anni e stavo preparando l'esame di Analisi I a Ingegneria. Nel frattempo, sono passati altri sei mondiali di calcio. E io ho avuto il tempo di laurearmi, di diventare ingegnere all'Anas, di fidanzarmi, di sposarmi, di avere due figlie e di essere eletto addirittura sindaco della mia città. E ora che anche mia figlia si è fidanzata, temevo di doverla vedere laureata e di diventare nonno prima che questa legge trovasse applicazione.
Invece, per merito tuo, presidente, tra poco più di tre mesi, Bari sarà la quinta città metropolitana d'Italia, con un milione e duecentomila abitanti. Una sfida importante per chi, come me, crede alla politica come condivisione e come superamento degli steccati. Una sfida alla quale arriviamo preparati, ma che ci impone grande responsabilità e scelte strategiche. Anche per questo, presidente, ti chiediamo di velocizzare il piano di dismissione delle caserme a cui sappiamo sta lavorando la Ministra della Difesa Pinotti e di concederci una delle caserme inutilizzate della città per realizzare finalmente quel polo della giustizia barese che da troppo tempo attendono avvocati, magistrati, personale della giustizia e semplici cittadini. E ci auguriamo, nello stesso tempo, che il tuo Governo decida di cancellare finalmente una legge che tu, che sei stato sindaco, non puoi che giudicare, come me, del tutto assurda ed insensata. La legge 392 del 1941, che scarica i costi di una funzione statale fondamentale e delicata come la giustizia, sui bilanci comunali. Una vera e propria sciagura.
Nessuna elemosina, nessun piagnisteo. Chiediamo soltanto che lo Stato faccia il suo dovere, cioè semplificare, rimuovere gli ostacoli, facilitare la vita dei cittadini e delle comunità, renderci tutti più liberi. Vogliamo la libertà di scommettere sulle nostre capacità, la libertà di aprire un'azienda senza combattere con la burocrazia, di aprire un negozio senza dover pagare il pizzo, la libertà di andare in giro per strada senza temere per la propria vita.
«Libertà» presidente.
Libertà, per uno scherzo beffardo del destino, è il nome del quartiere nel quale Florian Mesuti, un ragazzo perbene, è stato ucciso qualche giorno fa, solo perché aveva provato a mettere fine a una lite tra ragazzini. Niente potrà cancellare questo delitto, niente potrà ridare pace e serenità alla sua famiglia e niente restituirà la gioia quotidiana a tutti quelli che per colpa della criminalità organizzata, hanno perso qualcuno che amavano.
Ma noi non avremo pace finché non faremo tornare la Libertà nel quartiere che porta quel nome. E per farlo, servono senz'altro più forze dell'ordine, ed è per questo che abbiamo chiesto al ministro Alfano di inviare più agenti di pubblica sicurezza. Ma serve soprattutto l'unica vera forza dell'ordine che può spazzare via la mafia: la forza del lavoro, di quello pulito e onesto, che toglie alla criminalità il suo potere di ricatto e azzera la sua capacità di reclutamento.
Per questo, proprio nel cuore del Libertà, nella vecchia Manifattura dei Tabacchi, insieme all'Università, porteremo i cervelli del CNR, che trasformeranno un grande vuoto urbano in un hub dell'innovazione e della ricerca. E in questo stesso luogo daremo vita a Porta Futuro, un grande progetto già sperimentato con successo a Barcellona e a Roma, che promuove l'incontro tra la domanda e l'offerta di lavoro in modo moderno ed efficace. E sull'insegna, accanto a Porta Futuro, scriveremo il nome di Florian Mesuti.
Abbiamo parlato di date importanti. Quella di Lecce nel 2019, quella dell'alta capacità Bari-Napoli, nel novembre del 2015 e quella della città metropolitana, nel prossimo gennaio. Vorrei chiudere con un'altra data, di cui si parla poco ma che forse è la più importante di tutte. È vicinissima. Tra soli due giorni, lunedì riaprono le scuole. So che ognuno dei tuoi ministri, presidente, andrà a far visita a una scuola della propria infanzia. E farò così anche io. Anzi, di più, accompagnerò mia figlia al suo primo giorno di scuola elementare. Non è solo un atto simbolico. È la risposta a chi oggi, di fronte alle proposte per una riforma della scuola, dice che questa non è una priorità. Ebbene io credo che la scuola, per ogni istituzione, dal governo, al parlamento, dalle regioni ai comuni, è oggi, sarà domani e sarà tra cent'anni, sempre, LA priorità.
I baresi, i pugliesi e gli italiani di domani, sono lì, seduti tra quei banchi. E noi, come istituzioni, migliorando la scuola, possiamo cambiare il loro futuro e la nostra storia. Siamo di fronte a un bivio. A seconda di come noi ci comportiamo oggi, i bambini che siedono su quei banchi, tra quindici anni li troveremo o davanti a un computer a creare un algoritmo per una nuova teoria macroeconomica, oppure davanti a un videopoker; li troveremo a maneggiare un prototipo di un nuovo aereo superveloce o a maneggiare una pistola automatica; a seconda di come noi ci comportiamo oggi, li troveremo a pronunciare una esemplare sentenza di condanna, oppure a scontarla.
Ecco perché, presidente, il primo giorno di scuola è importante prima di tutto per noi, rappresentanti delle istituzioni. Perché noi per primi, abbiamo ancora molto da imparare.
Antonio Decaro, sindaco di Bari
- Dettagli