Intervento del consigliere regionale LeU Cosimo Borraccino su Ilva
“Per L’UE, evidentemente, il mercato viene prima dei diritti dei lavoratori e dei cittadini di Taranto. Noi diciamo no al dare seguito a questo accordo. L’ok dall’UE all’acquisto di Ilva da parte di Arcelor Mittal, è condizionato al rispetto del mercato. Non vi è alcun cenno alle condizioni contrattuali dei lavoratori ed alla garanzia di mantenimento dei livelli occupazionali esistenti e non c’è un intervento finalizzato a garantire la salute attraverso la valutazione del rischio e dell’impatto Sanitario, a monte dell’Autorizzazione Ambientale". Lo afferma il consigliere regionale di Sinistra Italiana/ Liberi E Uguali, Mino Borraccino.
A parere di Borraccino proprio ora che "è arrivato il momento decisivo della vicenda e, ancora una volta, l’interesse dei lavoratori viene messo in subordine rispetto a quello delle imprese e dei principi economici liberisti sui quali oramai l’UE pare sempre più appiattita".
Borraccino è convinto che l"'impegno di Arcelor Mittal a cedere quote di società che, altrimenti, le consegnerebbero una posizione quasi monopolistica nella produzione di acciaio, sono un fatto dovuto e non certo una concessione fatta al territorio e nulla hanno a che fare con le garanzie per i lavoratori ed il territorio.
L’assenza di un nuovo Governo in carica, non può essere considerata come un via libera alle scelte politiche fatte da parte del Governo precedente che sono state, mi pare, ampiamente rigettate dell’elettorato attraverso il voto del 4 marzo".
Pertanto, l'esponente di Liberi e Uguali, ancora una volta, ribadisce "la necessità di rivedere gli accordi con Mittal che prevedono il licenziamento di circa 4000 lavoratori e, attraverso i nuovi contratti con il JobsAct, la cancellazione dei diritti, fino ad oggi, maturati. In assenza di tali impegni, per quanto ci riguarda, saremo di fronte ad una grave retrocessione per il diritto al lavoro ed alla salute per il territorio tarantino, ma anche di fronte ad un pericolosissimo precedente per tutto il Paese. Le crisi aziendali non possono essere pagate sempre dai lavoratori e dai cittadini, garantendo il profitto e gli interessi economici delle multinazionali”.
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