Femminicidio. Vendola: 179 le donne uccise dall'inizio dell'anno
C’è una strage continua nel nostro Paese. Sono già 179 le donne uccise dall’inizio dell’anno: un bilancio di sopraffazione insopportabile. Una strage che si somma all’altrettanto intollerabile elenco di stupri, molestie sui luoghi di lavoro, violenze domestiche. Una guerra, che spesso si svolge proprio tra le mura domestiche, in famiglia. Sconfiggere la cultura familistica di facciata ed il rapporto sesso-potere-violenza è la sfida vera di un Paese che deve avere il coraggio di cambiare. Il problema è innanzitutto culturale e sociale. La violenza di genere non è un fatto di cronaca. È un fatto politico. Non esiste la possibilità del cambiamento se non si parte dalla voce della libertà delle donne e se non ci si accorge che la violenza, la brutalità nei confronti delle donne si annida nella grammatica delle ordinarie relazioni tra maschile e femminile, nei costumi sessuali, nella loro gerarchizzazione. Nel senso comune.
Dovremmo adoperarci tutti quanti affinché si realizzi un profondo e radicale mutamento delle relazioni uomo-donna e del ruolo della donna in ogni ambito della quotidianità. In Italia la parità fra generi è ancora molto lontana dall’essere realizzata compiutamente. L’accesso all’istruzione e alla politica, le differenze in materia di salute e aspettativa di vita, rendono il nostro Paese ancora lontano dall’essere un Paese civile. Nessuno si deve sentire escluso nella missione di far smottare questa insostenibile arretratezza. In questi anni, qui in Puglia, noi non siamo stati fermi. Noi ci stiamo provando. Abbiamo disseminato il territorio di centri antiviolenza e di case rifugio per le donne che denunciano i loro sfruttatori e, grazie ad una legge approvata all’unanimità dal Consiglio Regionale, abbiamo cominciato con fatica a costruire una rete di servizi che aiuti concretamente le donne. Così come, grazie ancora a questa legge regionale, la Regione Puglia nei giorni scorsi ha potuto chiedere, per la prima volta, di costituirsi parte civile in un processo per femminicidio.
Certo, occorre tempo per un profondo cambiamento culturale, ma è anche vero che non c’è più tempo da perdere. Tutto questo noi continueremo a farlo con sempre maggiore vigore, nella piena consapevolezza che la libertà delle donne è un contributo formidabile per il futuro del nostro territorio.
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