I dati del grave problema del lavoro in Puglia
“La crisi è drammatica e riguarda l’Europa intera. Nessuno può immaginare che ci siano isole felici. I dati del lavoro autonomo in Puglia sono ancora molto preoccupanti. C’è una fuga dalla possibilità del lavoro, ad esempio, degli avvocati, degli architetti, dei veterinari. Ci sono ancora molte aziende microscopiche e ditte individuali che vivono una mortalità, in Puglia come nel resto d’Italia, molto importante. Quello che è positivo è che, invece, cresca il lavoro industriale”.
Così il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola intervenendo questa mattina, insieme all’assessore al Lavoro Leo Caroli alla conferenza stampa di presentazione del report “Il mercato del lavoro della Regione Puglia 2013-2014”, rapporto annuale dell’Osservatorio del Mercato del Lavoro, incardinato presso l’Assessorato regionale al Lavoro.
“È molto importante – ha continuato Vendola – nonostante la crisi, l’affanno con cui la Regione Puglia ha vissuto un vero corpo a corpo a difesa del proprio patrimonio industriale. Ad ogni crisi, noi abbiamo lavorato perché si potesse passare alla reindustrializzazione. Se lasciava un imprenditore, noi abbiamo fatto il giro del mondo cercando nuovi investitori. Se un imprenditore era affaticato gli chiedevamo di mettere mano al portafoglio, facendo anche noi la nostra parte, per rinnovare i macchinari, per formare i lavoratori, per mettere in campo nuovi prodotti. L’export della Puglia è oggi in una condizione tendenzialmente positiva e il lavoro industriale ha un saldo positivo”.
Secondo Vendola “si tratta di dati incoraggianti. Ovviamente, avremmo bisogno che il Governo centrale investisse su una scelta fondamentale: bisogna aprire mille, diecimila, centomila cantieri per la cura del territorio, per l’edilizia sostenibile; cantieri che diano una risposta a questa drammatica domanda di lavoro”.
L’Osservatorio del Mercato del Lavoro è l’unico strumento di indagine capace di incrociare l’indagine statistica di tipo campionario con i dati di natura amministrativa contenuti nelle comunicazioni obbligatorie.
“È uno strumento di ricognizione – ha spiegato il Presidente della Regione Puglia – che ci consente la verifica dei risultati. Uno strumento che monitora gli effetti delle azioni che noi compiamo. Rendere trasparente e socializzare le conoscenze è anche un modo di indurre il controllo sociale sull’azione del decisore pubblico. Noi offriamo all’Istat e a tutti gli uffici studi d’Italia un’esperienza particolare: la possibilità, invece di ragionare su ipotetici campioni di italiani o di lavoratori, di prendere in esame i dati reali, in quanto, gli studi che noi abbiamo presentato sono frutto delle comunicazioni obbligatorie che i datori di lavoro danno alle Amministrazioni Pubbliche quando assumono un lavoratore”.
“Noi – ha evidenziato Vendola – continuiamo a insistere sul fatto che il vero fattore competitivo è la qualità del lavoro. La qualità del lavoro, unita all’innovazione negli apparati produttivi, rappresentano l’unica possibilità di vincere la sfida competitiva. Anche per questo noi continueremo a incentivare il lavoro a tempo indeterminato”. (Arol)
Relazione dell’assessore Leo Caroli in conferenza stampa
Il mercato del lavoro pugliese, secondo quanto emerge dal Rapporto 2013-2014 elaborato dall’Osservatorio del Mercato del Lavoro della Regione Puglia, sembra registrare una leggera inversione di tendenza rispetto ai dati negativi relativi al biennio precedente.
Pur a fronte di un quadro di generale criticità del sistema economico e produttivo nazionale e regionale che inevitabilmente si ripercuote sul mercato del lavoro, nel periodo monitorato emergono trend positivi segno di un’inversione di tendenza e, in alcuni casi, di una seppur lieve ripresa.
Ma i soli dati rivenienti dalle rilevazioni campionarie Istat (campionarie, cioè frutto dell’intervista telefonica ad un campione ristretto di cittadini residenti nella regione) sono sufficienti per cogliere le dinamiche reali del mercato del lavoro? Chi sono quelli che perdono occupazione e perché?
Ma quanti sono i rapporti di lavoro attivati in un trimestre e le cessazioni? Quanto dura mediamente un nuovo rapporto di lavoro ed a quale forma contrattuale preferiscono ricorrere le aziende ?
Per rispondere, non bastano le rilevazioni Istat. Serve anche analizzare i dati reali. E la realtà nel mercato del lavoro è rappresentata dalle comunicazioni obbligatorie, quelle rese ai Centri per l’impiego dalle aziende quando assumono e/o licenziano qualcuno.
Se poi si incrociano i dati reali con quelli campionari, non si potrà che giungere ad analisi sempre più puntuali, utili per capire le reazioni del mondo del lavoro pugliese alla crisi, quali effetti stiano producendo, in assenza di politiche nazionali, le politiche industriali della Regione. Se sono state giuste le scelte operate in materia di politiche attive del lavoro e della formazione oppure su quali altri versanti è necessario indirizzare il confronto con le parti sociali e datoriali per l’elaborazione e la proposta di differenti politiche di sviluppo.
Per queste ragioni, già l’anno scorso abbiamo presentato il primo (primo anche in Italia) Report integrato dell’Osservatorio Regionale del mercato del lavoro che si è dimostrato essere uno strumento di consultazione e di analisi preziosissimo per la Regione Puglia e per tutti gli attori sociali ed economici della regione.
Questa seconda edizione dell’Osservatorio ha visto la struttura tecnica del Servizio Lavoro della Regione interagire con Italia Lavoro in un formidabile lavoro di gruppo che si è concluso con una pubblicazione ancora più ricca di dati, analisi, spunti.
Tra i quali, ne emerge uno di particolare interesse: gli effetti negativi della crisi si riverberano sul lavoro autonomo che subisce una flessione nel terzo trimestre del 2014 a fronte di una crescita di occupati dipendenti, + 43mila.
Questo induce alle seguenti considerazioni:
a) pur restando negativo il dato tendenziale, cioè il confronto col terzo trimestre dell’anno precedente, per la prima volta, negli ultimi 24 mesi, è cresciuto il lavoro subordinato. Ne consegue che stanno producendo chiari effetti positivi le politiche di contrasto alla crisi messe in campo dalla regione puglia in materia di sostegno alle imprese per investimenti in innovazione di processo e di prodotto, per l’internazionalizzazione, la riqualificazione continua “on the job” del personale .
b) hanno successo le politiche di protezione del lavoro realizzate col sindacato e le associazioni di categoria con gli accordi di Cigs, per i contratti di solidarietà e di gestione delle crisi industriali (grazie anche al lavoro della Task Force regionale per l’occupazione), nonché degli ammortizzatori sociali in deroga. E pertanto, sono sbagliate le scelte del governo nazionale di riduzione dei fondi per gli ammortizzatori sociali e, in particolare, di quelli per le prestazioni in deroga che hanno consentito di evitare dismissioni e licenziamenti.
c) crolla l’occupazione degli indipendenti. Significa che ad essere in gravissima difficoltà sono gli studi professionali, le ditte individuali, i piccoli artigiani ed i commercianti, cioè di quelle figure del mondo del lavoro che, vittime della crisi dei consumi, non hanno a disposizione nessuno strumento di protezione sociale che ne impedisca la resa, la cessazione dell’attività: servono ammortizzatori sociali speciali per il lavoro indipendente! Ma il quadro normativo nazionale (siamo nell’ambito delle competenze legislative statali) non ne contempla. Allora, si sono dimostrate corrette le scelte (intuizioni) della Regione Puglia di investire significativamente nella misura “Microcredito”, già estesa ai professionisti, che sta avendo grande successo ma che, alla luce dei dati in discussione, deve essere ulteriormente promossa ed urgentemente allargata al settore del commercio .
d) Oltre a formare e riqualificare i lavoratori dipendenti ed i disoccupati per accrescerne l’occupabilità, serve prevedere nel catalogo dell’offerta formativa regionale ed immettere nei percorsi di formazione anche e i lavoratori indipendenti perché non basta una buona idea per stare sul mercato, ma serve conoscerne le dinamiche, organizzare l’azienda, gestire i rapporti con fornitori e clienti, saper fare impresa. In questo senso, le novità introdotte in Garanzia Giovani per la formazione e la consulenza per l’autoimpiego si dimostrano essere state scelte lungimiranti .
3) Ma in quali settori cresce il lavoro dipendente e che caratteristiche ha?
- Su base congiunturale, come confermato anche da uno studio di merito dell’IPRES, l’occupazione cresce soprattutto nel settore industria : + 13.000, agroalimentare: +12.000 e nei servizi: + 13.000.
- Il dato è confortato anche dalla crescita dell’export che, come recita l’Istat “è in grande espansione, dopo che in Liguria (+9%) e nelle Marche (+7%), nella Regione Puglia: +5%!
- Parte significativa della nuova occupazione indipendente riviene dalla “internalizzazione” dei lavoratori in regime di collaborazione esterna alle aziende. Si tratta delle partite Iva che fanno valere il peso della formazione e delle competenze robuste acquisite.
- Nel trimestre, in Puglia, sono cessati ben 248.769 rapporti di lavoro tanti, troppi ma sono stati attivati anche 281.596 rapporti di lavoro ( siamo terzi in Italia, solo dopo Lombardia e Lazio). Ed il saldo tra attivazioni e cessazioni risulta essere positivo, pari a +32.827 ma si tratta di “lavoro robusto”? .
- Ancora no. I rapporti di lavoro attivati sono regolati solo per l’11% con contratti a tempo determinato , per l’8% con collaborazioni, per l’ 1 % con contratti d’apprendistato, per il 4% con altre forme contrattuali e per il 77% con contratti a tempo determinato. I giorni contrattualizzati sono mediamente pari a 95,9 gg lavorativi (media tra tutte le tipologie contrattuali, 77 gg. per il td.)
Ne consegue che la scelta operata dalla Regione Puglia di incentivare prioritariamente l’attivazione di rapporti di lavoro a tempo indeterminato e di premiare i contratti di apprendistato nell’ambito di Garanzia Giovani, si dimostra essere adeguata ad arginare la precarizzazione del lavoro in un mercato che spinge esclusivamente, senza bisogno di alcun aiuto, verso il lavoro a tempo determinato.
Naturalmente, in questo quadro, la crisi conserva tutti gli aspetti di drammaticità che conosciamo anche sul piano sociale. Pur tuttavia, non si possono negare il ritrovato dinamismo del mercato di lavoro pugliese e i primi positivi risultati sul piano dell’occupazione. Essi rappresentano per Il “sistema puglia” una corroborante iniezione di fiducia. Ne hanno bisogno le aziende, serve alle famiglie pugliesi.
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