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Ultimo aggiornamentoSab, 03 Ago 2024 2pm

Perché i due maro' pugliesi dovranno essere assolti

Finalmente la verità: i marò pugliesi Latorre e Girone non hanno ucciso i due pescatori indiani. La prova principale è contenuta nel verbale redatto dal medico legale che sottopose ad esame autoptico i corpi due pescatori uccisi il 15 febbraio del 2012. Proprio quel verbale del dottor Sasika è stato ora consegnato dalle autorità indiane ai giudici giudici del Tribunale di Amburgo che devono decidere sulla sorte dei due fucilieri della Marina Militare italiana. Il 15 febbraio del 2012 erano a bordo del mercantile italiano Enrica Lexie, in acque internazionali, per proteggerlo da qualsiasi atto di pirateria.

Nella seconda pagina dell'allegato 4 redatto dal medico legale indiano si legge che il proiettile estratto dal cervello di Jalestine, uno dei due pescatori, ha un’ogiva di 31 millimetri e una circonferenza di 20 millimetri alla base e 24 nella parte più larga. Questo è un dettaglio molto importante, anzi fondamentale. E’ infatti questo il particolare che scagiona i nostri marò poiché quel tipo di munizioni non lo hanno mai avuto in dotazione. La differenza pare piccola, solo otto millimetri, ma distanziano enormemente i due pugliesi dalle accuse ingiustamente rivolte dalle autorità giudiziarie dell’India.

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non potevano utilizzare quei proiettili che uccisero in quel maledetto giorno semplicemente perché non ne erano in possesso. Ma c’è di più. Mediante il rapporto del dottor Sasika è possibile risalire anche al produttore di quei proiettili e capire anche quale sia stata l’arma che li ha usati. Ha sparare il proiettile mortale è stata una PK, la mitragliatrice Kalashnikov, arma prodotta in Russia ed entrata in servizio nel 1961 oppure la più moderna PKM fabbricata da Russia, Jugoslavia e Cina che la produce nella versione Tipo 80. La si usava in Vietnam e in Cambogia ed ora in Afghanistan, Cecenia, Iraq e Libia. Finanche l’Isis se ne serve perché sono armi che costano poco e sono di facile manutenzione.
Le Forze Armate italiane non utilizzano le munizioni di quel calibro e neppure del calibro più piccolo «7,62x39», cioè quello per gli AK47. A sparare quel colpo mortale non possono essere stati, quindi, i nostri marò pugliesi e nessun altro militare italiano. Questo deve essere chiaro a tutti soprattutto ai giudici del Tribunale di Amburgo che hanno ricevuto la documentazione dalle autorità indiane.

Ciò che stupisce è come mai l’India, disponendo di questi atti così importanti, si sia ostinata sino a poco fa a voler processare i due militari italiani e stesse valutando l’ipotesi finanche di considerare nei loro confronti l’accusa aggravante ed infamante di terrorismo.

Fortunatamente per Latorre e Girone dovrebbero bastare quegli otto millimetri di differenza tra i loro proiettili e quelli che hanno ammazzato al cervello il pescatore Jalestine. I proiettili che avevano in dotazione i due fucilieri di Marina sono dei calibro «5.56x45» Nato e la loro lunghezza è di 23 millimetri. Otto millimetri in meno, appunto, del proiettile ritrovato nella scatola cranica dell’indiano. Dalla perquisizione che i militari indiani effettuarono a bordo dell’Enrica Lexie risultano armi Minimi e Beretta AR 70/90 che, come è noto, utilizzano proiettili calibro 5,56 x45 Nato, molto più piccoli del 7,62x54 R che ha ucciso l’indiano. Serve ancora altro per liberare da ogni accusa i due militari pugliesi e porre fine ad un’odissea che si protrae purtroppo da tre anni? (Carmelo Molfetta)