Sentenza del processo escort: Tarantini condannato a 7 anni e 10 mesi
L'imprenditore barese Gianpaolo Tarantini è stato condannato a 7 anni e 10 mesi di carcere. Questa la sentenza per lui del Tribunale di Bari a conclusione del processo 'escort' dove era accusato di associazione a delinquere e prostituzione. Al pierre milanese Peter Faraone sono stati inflitti 2 anni e 6 mesi, a Massimiliano Verdoscia 3 anni e sei mesi. Per Sabina Began, soprannominata 'l'ape regina' di quelle feste, che in aula aveva reso dichiarazioni spontanee e tra le lacrime aveva detto di essere stata innamorata e fidanzata di Berlusconi, la sentenza è di colpevolezza: 18 mesi. Claudio Tarantini, fratello di Gianpaolo, è stato invece assolto. Assolti anche Francesca Lana e Letizia Filippi. Per tutti il Tribunale ha escluso la sussistenza del reato di associazione a delinquere.
L’avvocato Nicola Quaranta, difensore di Gianpaolo Tarantini, ha commentato affermando che "la sentenza ha dato ragione alla difesa sui temi più importanti di questo processo: non è stato riconosciuto il risarcimento del danno alle costituite parti civili, non sono state riconosciute l’associazione e le ipotesi di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione". Secondo il legale questa è una “sentenza complicata, a seguito di un dibattimento altrettanto complicato". Proprio il mancato accoglimento delle richieste di risarcimento danni per le parti civili ha provocato, poco dopo la lettura della sentenza, il tentativo di suicidio della barese Patrizia D'Addario, colei che ha svelato la presenza di escort alle feste di Berlusconi facendo avviare, di conseguenza, le azioni giudiziarie. Per il resto l'avvocato Quaranta ha dichiarato che, per capire meglio la decisione del Tribunale, “è necessario attendere di conoscere le motivazioni della sentenza”. "Leggeremo le motivazioni, – afferma ancora Quaranta – e nel ricorso affronteremo le argomentazioni giuridiche relative alla figura del reclutamento, da subito confessato dal mio assistito negli interrogatori resi alla magistratura barese, e soprattutto alla concessione delle attenuanti generiche che, se accolte in appello, avranno una incidenza notevole sulla determinazione della pena".
Dopo aver assistito alla lettura della sentenza, un giudizio molto positivo sullo svolgimento dell'intero processo è stato espresso dal procuratore di Bari, Giuseppe Volpe, sia sul lavoro svolto dal pm Pontassuglia, che sul presidente del collegio giudicante (Luigi Forleo) e gli avvocati difensori. "Ringrazio il presidente Forleo – ha detto Volpe - per la pacatezza con cui ha gestito il dibattimento, gli avvocati per aver usato una linea di correttezza esemplare e soprattutto i miei colleghi della procura e la dottoressa Pontassuglia che, pur essendo prestigiosamente trasferita alla Procura nazionale antimafia, ha accettato l’idea di un supplemento di applicazione a Bari per completare il lavoro avviato".
Atteso era soprattutto il commento da chi è ricevuto la condanna più grave: Giampaolo Tarantini. "Sono sconvolto e dispiaciuto per come è andata: la pena è davvero molto alta” – ha detto Tarantini. "Non ero pronto a tutto questo, ma col tempo ho imparato a capire che quando c'è il nome di Berlusconi – ha aggiunto l'imprenditore barese - tutto è amplificato e gonfiato in maniera incredibile".
Tarantini è stato accusato di aver portato donne alle feste di Berlusconi, sostanzialmente, convincendole a prostituirsi. Ma il pugliese è addirittura irritato da questa accusa che ritiene assolutamente ingiusta e infondata anche dopo aver ascoltato la sentenza che lo condanna a 7 anni e 10 mesi di reclusione. "Se c'è una cosa che nella mia vita ho sempre rispettato – ha voluto chiarire Tarantini ai giornalisti che lo attendevano all'uscita dell'aula giudiziaria - sono le donne figuriamoci se avrei mai fatto quello di cui mi accusano, obbligarle a prostituirsi". La spiegazione di tutto sta nel fatto – secondo Tarantini - che "chiunque, uomini e donne, chiedevano di partecipare alle festa a casa di Berlusconi o almeno di conoscerlo, perché Berlusconi non è solo un politico, è un mito". Insomma, secondo la sua verità, spesso erano le donne a chiedere a Tarantini di essere invitate alle feste dell'ex premier. Anche sull'eventuale ipotesi che Berlusconi possa aver esercitato pressione su di lui o sugli altri imputati per mentire ai giudici Tarantini non risparmia parole per difendere l'ex capo del Governo: “Berlusconi è una persona buona e generosa, quando sei in difficoltà ti dà una mano, come è successo a me, ma non mi ha mai chiesto di mentire, non mi ha mai chiesto un favore per aggiustare la sua posizione giudiziaria, e credo che come non lo ha fatto con me non lo abbia fatto nemmeno con altre persone". (Giancarlo Vincitorio)
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