In aumento i casi di femminicidio. Il movente è quasi sempre la gelosia. E' per questo che sarebbe stata uccisa anche la pugliese Raffaella Presta
E’ del Brindisino la donna uccisa a fucilate dal marito. E’ accaduto a Perugia. La vittima è Raffaella Presta, avvocato di 40 anni originaria di San Donaci, in provincia di Brindisi. Il femminicidio è stato compiuto in casa dei coniugi, nei pressi della stazione ferroviaria di Perugia. Nell’abitazione c’era anche il loro figlioletto di sei anni che però non avrebbe assistito all’omicidio perché era in un’altra stanza. L’assassino è Francesco Rosi, quarantatreenne perugino, agente immobiliare. E’ stato lui a chiedere l’intervento dei carabinieri. Ha telefonato al 112 e all’operatore ha detto "venite a casa perché è successa una cosa grave a mia moglie". Alla richiesta di maggiori particolari l’uomo ha ammesso di aver ammazzato la consorte. All’arrivo dei carabinieri Rosi è sembrato in evidente stato confusionale: si è chiuso nel più assoluto silenzio e non ha voluto rispondere neppure alle domande del sostituto procuratore. E’ stato arrestato in flagranza di reato per omicidio. Il movente è al vaglio degli investigatori ma l’ipotesi più accreditata è la gelosia. L’omicidio è stato compiuto al termine di un violento litigio.
Prima dell’arrivo dei carabinieri del reparto operativo del comando provinciale di Perugia l’assassino ha telefonato a sua sorella chiedendole di prendersi cura di suo figlio. L’omicida ha utilizzato un fucile da caccia legalmente detenuto, una doppietta, per ferire mortalmente sua moglie al ventre. Ai carabinieri ha detto che non aveva intenzione di ammazzare sua moglie. Quel fucile lo teneva sempre sotto il letto perché temeva l'intrusione dei ladri in casa. La rabbia, l'evolversi dell'ennesimo litigio - secondo la versione fornita dall'uomo - avrebbe poi causato l'utilizzo della doppietta da caccia.
La vittima era stata picchiata anche qualche giorno prima dal marito. Tanti schiaffi, pugni e calci. Una violenza inaudita che aveva deturpato il volto della donna la quale aveva raccontato tutto ad una sua amica cara e pare anche al fratello. A conferma del fatto, avvenuto pare giorno 17, ci sarebbe anche una foto mandata mediante whatsapp: un selfie del volto tumefatto.
Il caso ha voluto che questo ennesimo femminicidio fosse compiuto proprio quando in tutto il mondo si celebra la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Nel 2014 in Italia sono stati commessi 152 femminicidi. È un fenomeno drammatico, ancora radicato nel nostro Paese. Rispetto al totale delle vittime di omicidio, le donne rappresentano il 31,9 per cento dei casi. Nel 1990 erano solo l’11,1 per cento. L’assassino è quasi sempre un uomo. Spesso il partner, spinto dalla gelosia o incapace di accettare la fine di una relazione. Del resto, nel 77 per cento dei casi l’omicidio avviene in ambito familiare. A fare luce sul fenomeno è il terzo rapporto Eures sul femminicidio in Italia. Colpisce un particolare: con il passare degli anni si abbassa l’età media delle vittime. Nel 2013 era pari a 53,4 anni, nel 2014 è arrivata a 50,3. Paradossalmente è in leggero aumento il numero di donne anziane uccise, che rappresenta il 33,6 per cento del totale. Una su tre. A fare la differenza, però, è il crescente numero delle vittime minorenni. Nel 2014 sono state assassinate 13 ragazze sotto i diciotto anni. Pari all’8,6 per cento del totale.
La mappa delle violenze riguarda tutta l’Italia. La regione più interessata dal fenomeno nel 2014 è la Lombardia, con 30 casi. Seguono Lazio e Sicilia, che nell’anno passato hanno registrato 19 femminicidi. La provincia più violenta è Milano, con 14 vittime. Dopo viene Roma con 13 casi. Al Sud i femminicidi sono in calo del 43 per cento nel 2014 rispetto all'anno precedente. Nel 2013 si erano registrati 75 omicidi di donne, nel 2014 si è passati a 43. (Rezarta Tahiraj)
- Dettagli