Dom24112024

Ultimo aggiornamentoSab, 03 Ago 2024 2pm

Le motivazioni della sentenza di assoluzione per Fitto che era accusato di aver ricevuto una tangente di mezzo milione di euro mediante il finanziamento al suo movimento politico “La Puglia prima di tutto”.

L'accusa contro Fitto? Solo un'illazione. La Corte d'Appello di Bari ha depositato le motivazioni della sentenza emessa nel settembre scorso per assolvere Raffaele Fitto, leader di CoR (Conservatori e Riformisti), dall'accusa di essere stato corrotto con una tangente da 500 mila euro versata sui conti dell'allora movimento politico “La Puglia prima di tutto”. I fatti contestati si riferiscono al 2005.

Dopo 11 anni di gogna mediatica ora i giudici hanno stabilito che non ci sono prove per quelle accuse. “Manca la prova - si legge infatti nelle motivazioni della sentenza - che oltre un anno prima che avesse inizio la campagna elettorale per l'elezione del presidente della Regione Puglia tra Fitto e Angelucci fosse intercorso il ritenuto patto illecito diretto all’ottenimento dell’appalto contro il pagamento di 500mila euro a titolo di finanziamento». Appalto aggiudicato alla ditta “La Fiorita” dell’imprenditore romano Giampaolo Angelucci nel 2004, cioè un anno prima della campagna elettorale, per la gestione di 11 Rsa con un costo complessivo di 198 milioni di euro.

E pensare che In applicazione della sentenza di primo grado, nel febbraio 2013, Fitto fu condannato a 4 anni di carcere. Inoltre, sempre nel febbraio 2013, la procura aveva anche chiesto alla Camera dei Deputati l'autorizzazione addirittura per l'arresto di Fitto. Autorizzazione che fu negata. C'è da chiedersi cosa sarebbe di Fitto e della sua carriera politica oggi se invece quell'autorizzazione all'arresto fosse stata concessa? Fortunatamente per lui e per la giustizia italiana ora c'è una sentenza d'appello che lo assolve. E assolto in secondo grado è stato pure Angelucci. Inoltre dovrà essere restituita al movimento politico “La Puglia prima di tutto” ciò che fu erroneamente considerata una tangente: mezzo milione di euro.

Per gli avvocati Francesco Paolo Sisto e Luciano Ancora, difensori di Raffaele Fitto, ora “La lettura della sentenza conferma in modo inequivocabile la totale estraneità del nostro assistito da ogni ipotesi corruttiva”. Sì, ma ci sono voluti ben 11 anni per poterlo affermare.

I giudici del secondo grado hanno motivato la sentenza scrivendo che “l'accusa avrebbe dovuto fornire la prova certa che l’iniziativa fosse il frutto di un accordo criminoso” ma non è stata fatto e che inoltre non si può dare come “per dimostrato tale accordo sulla base di un contatto telefonico della durata di tre secondi è fuori di ogni logica fattuale, prima ancora che giuridica. Una telefonata non è sufficiente a ritenere che Angelucci abbia effettuato il finanziamento del partito di Fitto come prezzo pagato per l’aggiudicazione dell’appalto”. Insomma il reato, quindi, non sussiste. Tuttavia per il presunto finanziamento illecito a «La Puglia Prima di Tutto» i giudici lo definiscono un finanziamento “irregolare”, ma ormai prescritto. In definitiva non c’è stata nessuna tangente secondo quanto scritto nella sentenza dai giudici di secondo grado e quindi Fitto è stato assolto da quell’accusa infamante che lo ha perseguitato in tutti questi lunghi anni di gogna mediatica. (R.T.)