Unione europea dichiara inammissibili gli aiuti di stato all'Ilva se finalizzati alla produzione aziendale
L’Unione europea interviene sul caso Ilva dicendo sostanzialmente che sono ammessi solo gli aiuti pubblici per il risanamento ambientale. Tutti gli eventuali finanziamenti per la produzione aziendale che verrebbero elargiti dal Governo sarebbero quindi da ritenersi ingiusti perché andrebbero ad alterare gli equilibri del libero mercato in Europa. Di questa posizione ufficializzata da Ue ora non potranno tenerne conto i potenziali nuovi acquirenti di Ilva, cioè quelle aziende e cordate imprenditoriali, sia nazionali che straniere, che hanno manifestato già interesse a rilevare la gestione dell’Ilva di Taranto accedendo a tutta la documentazione necessaria così come previsto da apposito bando di gara. Non vi è dubbio che la posizione espressa da Ue rende ancora più difficile la vendita di Ilva.
In una lettera datata 31 marzo il Direttore Generale di Eurofer, Axel Eggert, aveva informato il direttivo dell'associazione delle imprese siderurgiche europee della posizione della Commissione Ue su presunti aiuti di stato dell'Italia all'Ilva. La procedura per presunti aiuti di Stato all'Ilva era stata avviata nel 2014.
Presto sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'UE il documento con cui la Commissione Ue scrive che "non intende opporsi ad eventuali azioni immediate che le autorità italiane ritengano necessarie e urgenti per tutelare la salute dei cittadini nella città di Taranto". Insomma, ll finanziamento "delle spese per gli interventi di decontaminazione del sito dell'Ilva e delle aree circostanti" – secondo quanto stabilito dalla Commissione UE - non è da considerarsi aiuto di Stato illegale.
L'apparente contraddizione della Commissione si evince nel raffrontare le frasi in cui si stabilisce che "alla luce dell'emergenza ambientale e sanitaria (...) che caratterizza la città di Taranto" sono ammessi finanziamenti per "interventi urgenti e necessari", in attesa che "venga individuato il responsabile dell'inquinamento" e quando si afferma che "Ilva non risulta ammissibile agli aiuti ambientali (...) configurandosi come impresa in difficoltà". Contraddizione che svanisce quando ci si rifugia nell'assoluta certezza che i finanziamenti non possono e non devono essere destinati per la produzione aziendale. E' evidente che quest'ultima ipotesi, infatti, è ben altra cosa rispetto alla pur sacrosanta e prioritaria esigenza del risanamento ambientale. Questo è bene che lo sappiano le cordate imprenditoriali intenzionate a partecipare alla gara in corso per la cessione ai privati del gruppo Ilva. Gli eventuali finanziamenti pubblici che costoro eventualmente potrebbe ricevere, se saranno considerati aiuti di Stato illegali – fa sapere la Commissione UE – dovranno essere restituiti. "L'acquirente dei beni e degli attivi di un'impresa che ha ricevuto aiuti di Stato (...) può essere chiamato a restituire tali aiuti" si legge infatti nel documento. (Rezarta Tahiraj)
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