Amanda Knox, ex fidanzata del pugliese Raffaele Sollecito, ha chiesto il riconoscimento della violazione dei propri diritti difensivi nell’indagine sull'assassinio di Kercher mette sotto accusa l'Italia davanti alla Corte europea dei diritti umani
Le parti si ribaltano. Ora è Amanda Knox a mettere l'Italia nel banco degli accusati e lo fa scegliendo che a decidere sia un organismo terzo: Cedu, Corte europea dei diritti umani. Quest'organismo ha già accolto in via preliminare il ricorso presentato dalla giovane americana che, come si ricorderà, è stata assolta definitivamente, come pure il suo ex fidanzato, il pugliese Raffaele Sollecito, dall'accusa dell'omicidio dell'inglese Meredith Kercher compiuto a Perugia nel 2007.
Il 32enne ingegnere di Bisceglie (Bari), che ora fa anche il commentatore per il programma televisivo di Mediaset “Il giallo della settimana”, ha dichiarato che “è ora che la gente apra gli occhi su questa vicenda perché ci sono stati abusi che non hanno mai avuto rilevanza mediatica. Meno male che ci sono giudici che danno la giusta importanza a quello che per noi è stato un incubo. Io ho vissuto quattro anni di carcere, un processo giudiziario e uno mediatico”. Ora Sollecito è un giovane imprenditore che ha ottenuto quasi 100mila euro di finanziamenti dalla Regione Puglia per un progetto di ingegneria informatica.
La sua ex fidanzata, che ora vive a Seattle, città degli Stati Uniti, ha chiesto il riconoscimento della violazione dei propri diritti difensivi nell’indagine sull'assassinio di Kercher.
Secondo quanto scritto nel ricorso ora al vaglio del Cedu ci furono delle irregolarità nell’interrogatorio che le fu fatto in questura tra il 5 e il 6 novembre del 2007. Interrogatorio che si concluse con il suo l’arresto e quello di Sollecito e di Patrick Lumumba (quest'ultimo prosciolto nei mesi successivi perché risultato completamente estraneo). Ebbene, quell'interrogatorio venne reso senza un difensore nonostante la giovane rivestisse di fatto già il ruolo di indagata per l’omicidio Kercher. Ecco perché ora Knox afferma inoltre nel ricorso che le è stato leso il suo diritto a un equo processo per non essere “stata informata in tempi brevi in una lingua a lei comprensibile della natura e dei motivi dell’accusa formulata a suo carico”. Inoltre di non essere stata assistita da un interprete professionale e indipendente nel corso degli interrogatori. Inoltre avrebbe ricevuto un trattamento inumano e degradante in violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani per aver subito dei «scappellotti» durante quell'interrogatorio.
Entro il 17 settembre prossimo il Governo italiano ha tempo per fornire le sue valutazioni alla Corte che prenderà quindi la sua decisione in merito. (Cosima Miacola)
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