Prevista a settembre la sentenza per la spettacolare evasione dell'ergastolano Perrone dall'ospedale di Lecce
E' prevista il 30 settembre la sentenza per l'ergastolano salentino Fabio Perrone che il 6 novembre scorso riuscì ad evadere durante dei controlli diagnostici nell'ospedale “Vito Fazzi” di Lecce. Nel frattempo la Procura ha già fatto una richiesta di condanna: vuole che sia ritenuto colpevole di evasione aggravata da violenza e dall’uso delle armi, rapina, lesioni aggravate e della detenzione di armi e munizionamento. E per tutta questa sfilza di reati il pubblico ministero Stefania Mininni chiede che Perrone, boss di Trepuzzi, sia condannato a dieci anni di reclusione. Il processo si sta celebrando con il rito abbreviato dinanzi al gup Vincenzo Brancato che dovrebbe emettere sentenza il prossimo settembre.
Nei capi d'accusa c'è anche la rapina perché in effetti il malavitoso mentre si dava alla fuga nel piazzare dell'ospedale riuscì ad impossessarsi di un'autovettura, Toyota Yaris, puntando la pistola al volto della proprietaria: una donna di Veglie.
Quella fuga ha inizio nei corridoi del “Fazzi” quando Perrone, che era arrivato in ospedale per sottoporsi ad un accertamento diagnostico mediante colonscopia, in un baleno riesce a impossessarsi di una pistola sfilandola ad un agente di polizia penitenziaria che lo scortava. In quelle fasi concitati ci furono anche degli spari e l'agente fu ferito. In totale le persone ferite risulteranno essere tre.
Quella di Perrone fu un'evasione spettacolare che fece clamore in tutt'Italia anche per la vasta operazione di “caccia all'uomo” tentata dalle forze dell'ordine pure alle frontiere. Ed invece “Triglietta”, questo è il suo nomignolo, era nel suo piccolo comune leccese, a Trepuzzi, e riusciva, mediante una fitta rete di collaborazioni e la conoscenza del territorio, anche a spostarsi tra il paese e la vicina Squinzano e alcune località marine tra cui Casalabate. Nei 63 giorni di latitanza riuscì anche a portare dei fiori sulla tomba della madre.
Per difendersi e ascoltare la richiesta di condanna del pm Minimmi l'ergastolano è giunto nell’aula bunker del carcere di Borgo “San Nicola”, a Lecce, appositamente dal carcere di Castrovillari, in Sicilia, dove era stato trasferito in seguito all'evasione. Prima, invece, era detenuto a Lecce.
Quanto fu arrestato ponendo fine alla sua latitanza Perrone fu trovato ospite a casa di un incensurato di 32 anni, Stefano Renna, arrestato per favoreggiamento. Triglietta era vestito e armato con un kalashnikov pronto a sparare.
Perché Fabio Perrone è ergastolano? Il 28 marzo del 2014, aveva ucciso in un bar, a Trepuzzi, un 45enne di etnia rom, Fatmir Makovich, e ferito in modo grave il figlio sedicenne. Sei anni prima aveva finito di scontare una condanna a 18 anni di reclusione perché coinvolto nelle attività mafiose della Sacra corona unita.
Ora non resta che attendere l'esito del processo. Ladislao Massari, che è l'avvocato difensore di Perrone, ha invocato una pena consona alla gravità del fatto ma senza condizionamenti esterni che il legale evidentemente teme considerato il clamore mediatico suscitato dalla vicenda. (Mauro De Carlo)
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