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Ultimo aggiornamentoSab, 03 Ago 2024 2pm

In occasione della visita del ministro Orlando a Foggia le proteste della figlia del ministro Padoan in favore degli extracomunitari che vivono nel ghetto di Rignano Garganico

Il cosiddetto 'ghetto' di Rignano Garganico è una baraccopoli nelle campagne del Foggiano che ospita oltre duemila extracomunitari utilizzati per il lavoro nei campi. A protestare per chiedere dignità per quegli immigrati c'era oggi in Puglia anche Veronica Padoan, figlia del ministro dell'Economia. C'era infatti anche lei, oltre ad una quindicina di altri manifestanti, tra cui lavoratori africani, nei pressi della prefettura di Foggia dove si è recato in visita il ministro della Giustizia Andrea Orlando.

"La questione del gran ghetto di Rignano - ha detto la figlia del ministro - è una questione che preme pesantemente sulla Regione Puglia perché ha delle responsabilità oggettive e riceve notevoli pressioni che giungono direttamente dall'Unione Europea". "Per quel che concerne il gran ghetto di Rignano - ha evidenziato Veronica Padoan - effettivamente ci troviamo di fronte ad uno dei complessi abitativi più grandi, ma come questo in Italia ci sono altri ghetti; quindi, il giochino di catalizzare tutta l'attenzione sui ghetti lascia il tempo che trova. E' dal 2014 che la giunta Vendola aveva millantato di smantellare il ghetto, il problema non sono queste comunità; il problema - ha concluso Veronica Padoan - è che se non si organizza effettivamente il lavoro nei campi è inutile parlare di smantellare i ghetti. La questione abitativa è presente anche nei contratti provinciali e nazionali".

Canotta nera, grandi occhiali da sole scuri e un megafono. Così è stata vista la figlia di Pier Carlo Padoan. Il megafono le è servito per urlare quanto è assolutamente scandaloso quel ghetto e lo sfruttamento di uomini e donne nelle campagne e per denunciare che in Italia, purtroppo, ci sono altre situazioni simili di degrado. Ha parlato a nome della rete “Campagna in lotta”. Attivisti per i diritti umani.

Veronica Padoan, assieme ad una quindicina di migranti, ha esposto un lenzuolo con una scritta rossa e nera: «Sul nostro lavoro decidiamo noi. “We need yes”».

In quel ghetto a circa 40 chilometri da Foggia, sono ammassati oltre duemila extracomunitari in tante baracche in legno e lamiera imbracate in teloni di plastica. Ed è ammassata anche un’enorme quantità di oggetti abbandonati: reti, materassi, mobili, sedie, sdraio e poi vecchie auto e vecchie roulotte. Ci sono anche baracche adibite a `negozi´ per la vendita sopratutto di prodotti alimentari e c'è pure una moschea per pregare.

A vivere in questa “città fantasma” sono soprattutto uomini. Bambini no, non ci è parso di vederli. I bambini sono il futuro del mondo e qui, invece, non c'è futuro. L'unico obiettivo è sopravvivere alla giornata per poter ricominciare il giorno dopo sperando che sia migliore. Ma la schiavitù - perché di questo si tratta – non lascia speranze e fa in modo che tutto rimanga uguale di giorno in giorno, di mese in mese, di anno in anno. (Giancarlo Vincitorio)