Distrutte dalle fiamme una trentina di baracche del Gran ghetto di Rignano Garganico, nel Foggiano
Torna a bruciare il “Gran ghetto”, una delle baraccopoli del Foggiano dove vivono circa 500 migranti. Le fiamme hanno distrutto una trentina di quel centinaio di baracche situate nelle campagne tra Rignano Garganico e San Severo. L'incendio ha reso necessario per molte ore l'intervento di tre squadre di vigili del fuoco. Fortunatamente non ci sono stati feriti.
A dicembre c'era stato un altro violento incendio e l'intera baraccopoli sembrava del tutto distrutta. La necessità di avere un riparo dal freddo e dalla pioggia ha però fatto ricostruire velocemente quell'ammasso informe di baracche tenute assieme da lamiere, cartoni, legna, plastica e qualsiasi materiale di risulta.
Un insediamento sorto in mezzo al nulla della campagna. I continui schizzi di fango e la sporcizia fanno sembrare gli esterni delle baracche di un marrone chiaro uguale al colore della terra. All'interno poco o niente. Lo stretto necessario per sopravvivere, per trascorrere la notte e sperare di poter affrontare una nuova giornata di lavoro. Una speranza tutta finalizzata a guadagnare il denaro indispensabile per comprare il cibo. Qui ci sono solo i migranti provenienti dall'Africa.
In un'altra baraccopoli, a una ventina di chilometri da Foggia, ci sono invece quelli di un'altra etnia. Un altro inferno che per distinguerlo dagli altri lo chiamato il “ghetto dei bulgari”. Ci vivono in trecento. Qui a dicembre ci fu un incendio e nel rogo perse la vita un giovane di vent'anni. Non riuscì a trovare scampo dal fuoco perché le fiamme lo sorpresero nel sonno impedendogli qualsiasi possibilità di fuga. Morì carbonizzato.
Anche questa mattina potevano esserci costi in vite umane. E' solo un caso fortuito che non ci siano stati neppure dei feriti. Ma questa vergognosa realtà pugliese dei ghetti deve finire. Le istituzioni non possono fare finta di non sapere ciò che tutti sanno e non fare nulla sino al prossimo incendio, salvo qualche parola di circostanza nell'eventualità della conta delle vittime.
Questi ghetti sono un'emergenza umanitaria con inevitabili conseguenze per l'ordine pubblico. C'è un vergognoso sfruttamento illegale della manodopera. In questi ghetti si vive in schiavitù e si viene comprati dai “caporali” per garantire meglio il profitto delle aziende ortofrutticole della zona. Ci sono responsabilità ben precise. La magistratura è intervenuta un anno e mezzo fa sequestrando il “Gran ghetto”. Un sequestro con facoltà d'uso. E i migranti, infatti, continuano ad usarlo. Con tutti i rischi che ciò comporta. (Cosima Miacola)
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