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Ultimo aggiornamentoSab, 03 Ago 2024 2pm

Nella grande baraccopoli del Foggiano sono morti carbonizzati due africani

Due africani del Mali sono morti carbonizzati nel "Gran Ghetto" di Rignano Garganico, in provincia di Foggia. Le vittime sono Mamadou Konate e Nouhou Doumbia e avevano rispettivamente 33 e 36 anni. Questo è il settimo incendio nella baraccopoli dal 2012.

Si indaga per incendio colposo e omicidio colposo plurimo a carico di ignoti ma non si esclude alcuna ipotesi, neppure quella del dolo. Uno dei due corpi carbonizzati è stato trovato su una brandina mentre l'altro vicino alla porta d'ingresso, forse nel disperato tentativo di uscire e salvarsi. Ad identificarli sono stati altri immigrati. Una delle vittime viveva lì da circa tre anni, l'altra era andata via da circa tre mesi ma questa notte era rientrata forse per necessità.

Le fiamme, alimentate dal forte vento e dall'esplosione di alcune bombole di gas, nella notte hanno distrutto un centinaio di baracche. Il Gran Ghetto, cosi lo chiamano tutti per distinguerlo da un altro situato sempre nel Foggiano, è un'area sottoposta a sequestro penale con facoltà d'uso. La revoca da parte della Dda (Direzione distrettuale antimafia) della facoltà d’uso ha dato l’avvio di fatto alle operazioni di sgombero che sono iniziate da due giorni.

Questa notte, quando le fiamme sono divampate, la zona era presidiata da polizia, carabinieri e tre squadre di vigili del fuoco. L'incendio è stato repentino e violento ed è stato quindi difficile riuscire a controllarlo e spegnerlo. Il Gran Ghetto è campagna; un'area di circa cinquemila metriquadrati dove ci sono oltre 350 baracche. In estate, quando la stagione della raccolta del pomodoro necessita di molta manodopera, c'è tanta gente in quelle baracche: oltre tremila. Lì vanno pure i reclutatori illegali di manodopera, i caporali, che decidono chi dovrà lavorare e chi invece no. Lavoro che è poi di fatto una situazione di grande sfruttamento e secondo alcuni addirittura di vera schiavitù. La retribuzione è mediamente di tre euro per ogni ora trascorsa con la schiena piegata nei campi a raccogliere pomodori. Al ritorno alla baraccopoli c'è solo una brandina per trovare riposo. Pagano 40 euro a testa per dormire in una baracca di cartone tutta la stagione. L'elettricità è quella fornita dai generatori a benzina. In qualche baracca qualcuno ha improvvisato un luogo, che con molta fantasia dovrebbe essere punto ristoro, dove per ricaricare la batteria dei cellulari si deve pagare 50 centesimi.

Nel Ghetto comandano i caporali e ci sono – secondo quanto è emerso dalle indagini giudiziarie – pericolose infiltrazioni criminali. Certo che è sospetto il susseguirsi degli incendi. Il 9 dicembre un rogo ha bruciato vivo un migrante di 20 anni in un altro ghetto, quello dei bulgari, tra Borgo Tressanti e Borgo Mezzanone, sempre nel Foggiano. A luglio scorso, un altro cittadino del Mali è morto, invece, nel corso di una rissa scoppiata nel Gran Ghetto.

Eppure in quell'inferno dove l'unico obiettivo è sopravvivere alcuni migranti non vogliono andare via. Hanno paura di perdere addirittura quel lavoro miserabile. Circa 200 ieri avevano protestato davanti alla prefettura di Foggia contro le operazioni di sgombero. Se Mamadou Konate e Nouhou Doumbia avessero lasciato la baraccopoli ora sarebbero certamente ancora vivi. (Giancarlo Vincitorio)