Forse prepara la sua quarta versione dei fatti il 17enne che si è autoaccusato dell'omicidio di Noemi Durini
Il presunto omicida di Noemi Durini ha deciso di non rispondere al giudice per le indagini preliminari, Ada Colluto, nell’interrogatorio di convalida del fermo. Il ragazzo 17enne si avvalso della facoltà di non rispondere.Per le procedure di validità dell'interrogatorio il fidanzatino di Noemi era accompagnato dagli avvocati difensori Luigi Rella e Paolo Pepe.
Cosa avrebbe dovuto dire al gip Colluto? Di versioni ne ha già fornite tre. La prima era quella detta per scagionarsi del tutto dall'omicidio. Il 6 settembre poco dopo la denuncia della scomparsa di Noemi il ragazzo aveva detto ai carabinieri che lui il 31 agosto l'aveva vista l'ultima volta ma siccome non erano più fidanzati non poteva sapere dove si trovasse dal giorno della scomparsa, cioè dal 3 settembre.
Il 7 settembre però viene messo alle strette dai carabinieri che lo informano dell'esistenza di un filmato in cui lo si vede alla guida di un'auto dove c'è anche Noemi. A questo punto cambia versione ma si giustifica dicendo che quella notte aveva dato semplicemente un passaggio in auto a Noemi perchè ne aveva bisogno. «La incontrai giovedì a Montesardo (frazione di Alessano n.d.r) e mi chiese di accompagnarla domenica mattina - dichiara il 17enne ai carabinieri- ad incontrare alcune persone. Preciso che da alcuni giorni ci eravamo lasciati, come altre volte era accaduto. E mentre fumavamo la sigaretta, parlavo del fatto che se lei avesse migliorato il suo comportamento, saremmo potuti tornare insieme. Giunti in prossimità dei campetti di calcetto che stanno all’ingresso di Barbarano, mi fece parcheggiare e mi disse di attendere. La vidi che saliva a bordo di una Seat Ibiza nera. Mi sono fatto un’idea su cosa possa essere successo: ipotizzo che l’abbiano presa per questioni di stupefacenti. Immagino possa esserle successo qualcosa di grave».
Le macchie di sangue scoperte dai carabinieri nella Fiat 500 che guidava il 17enne, nonostante fosse privo di patente, gli fanno cambiare ancora versione il mercoledì mattina. Al maresciallo Giuseppe Borello, comandante della stazione dei carabinieri di Specchia, confessa di aver ucciso lui la sua ex fidanzatina, Noemi Durini. Nel pomeriggio accompagna i carabinieri sul luogo dove diceva di aver nascosto il corpo di Noemi, nella campagne di contrada San Giuseppe, nel territorio del comune di Castrignano del Capo (Lecce).
La sera altri particolari quasi a voler "giustificare" l'omicidio: «Da circa due mesi, ossia da quando sono stato dimesso dal reparto di psichiatria dell’ospedale di Casarano, ho saputo che Noemi, insieme a...., avevano deciso di comprare una pistola con cui ammazzare la mia famiglia. E mi suggeriva anche il modo di fare ciò, ossia invitandomi, con la sua collaborazione, a simulare una rapina. A furia di ripetermi questi suoi propositi, Noemi mi aveva quasi fatto una sorta di lavaggio del cervello».
Poi la ricostruzione dell'omicidio: «Quella notte ci siamo incontrati con Noemi perché aveva nuovamente chiesto di uccidere i miei genitori. Mi ha aggredito graffiandomi e schiaffeggiandomi: a quel punto, dopo averle sottratto il coltello, l’ho colpita alla testa e poi con alcuni sassi. Con il coltello una sola volta: la lama si è spezzata. Ed il manico mi è rimasto in mano». Ma sul luogo del ritrovamento del corpo di Noemi non è stato trovato nessun coltello, e i primi accertamenti non fanno pensare a ferite profonde di coltello alla testa o al cranio fracassato da un sasso. Insomma contraddizioni che lasciano immaginare che ci possa essere a breve un'altra versione dei fatti da parte del 17enne. Tutto lasciava pensare che ciò sarebbe potuto succedere questa mattina nell'interrogatorio davanti al Gip ma invece il reo confesso ha deciso, per ora, di tacere. (R.T.)
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